I colloqui di lavoro devono stimolare a tirare fuori il meglio di sè
In questo periodo mi capita spesso di provare ad aiutare amici a cambiare o trovare lavoro (anche soprattutto pregando per loro). Non perchè sia bravo nel farlo ma siccome giro spesso (e lo vedete anche dai miei scritti) ho possibilità di conoscere tante aziende e, quando capita, di unire domanda e offerta.
Ho cambiato 13 lavori nella mia vita (e non penso di aver finito di farlo) e ho spesso avuto colloqui in tutti i modi: seduto al bar, via skype, al telefono, nello spogliatoio di un calcetto, o classico dietro una scrivania.
Uno dei primissimi fu col sig. Dario che vedendomi allora poco più che trentenne e affannato alla ricerca di un nuovo lavoro mi disse: “Ti assumerei subito ma non è qui il tuo posto. Aspetta. Uno, due mesi, se puoi anche tre, e il lavoro giusto arriverà”.
All’inizio presi queste parole come un gentile “Le faremo sapere” ma invece di lì a poco ecco la chiamata: presi le valigie e mi trasferii a Roma dove vivo e lavoro da 15 anni (con 7 cambi di attività).
Certo, ora con qualche anno in più e una prole numerosa da mantenere, sarei sicuramente più in ansia dovessi perdere il lavoro ma prima di fare “qualsiasi cosa” è giusto darsi da fare, cercar e ovunque e sperare di trovare, dall’altra parte di un tavolo, un sig. Dario capace di stimolare il meglio di noi a tornare a galla.