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Natività, Pasolini e il pensiero critico

Nelle chiacchierate con una madre vengono fuori gli argomenti più disparati e belli quando c’è ascolto reciproco, dialogo e sintonia e affinità di temi e passioni (religiose, culturali e politiche).

Un pomeriggio, dopo il caffè post pranzo, a partire da alcune mie considerazioni sui film impegnato e critico degli anni 70′ siamo andati a finire io e mamma Rosa a discutere de “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini. Mia madre mi ha folgorato di gioia quando ha detto: “Avevate ragione tu e Pasquale nel dire che è il miglior film su Gesù”. Non è soltanto una frase di circostanza o un mero compiacimento ma una reazione ad una visione di un film che “entra dentro fino a coinvolgerti nel Vangelo”. Infatti mamma ha proseguito dicendo che “questo film ti fa sentire un personaggio del Vangelo”.

Stupendo. Mix tra sceneggiatura pasoliniana e spiritualità gesuitica: “entrare nella Parola”. E pensare che mamma ha 73 anni e Pasolini sia ateo (sedicente per me). Abbattuti tanti pregiudizi miei. Mea culpa. Ma al contempo la bellezza di sentire vivo quanto ho imparato negli anni di formazione teologica e culturale in Seminario: la rude scorza del pensiero critico è scrigno di un prezioso messaggio più bello e vero delle costruzioni oleografiche del romanticismo spirituale che sfocia nella sdolcinatezza.

Natale, Pasolini e il Vangelo.
Una triade profetica per il tempo della Chiesa al cui timone c’è Cristo nell’umanità dirompente e audace di Francesco.

Sac. Domenico Savio Pierro

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