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Sacrificio e Amore: due parole incompatibili?

La narrazione autobiografica che ho proposto intorno al tratto del Cammino di Santiago che ho percorso con Barbara ha generato moltissime reazioni. Alcune davvero toccanti e commoventi. Sono grato a tutti per aver scritto tante cose così belle e profonde all’interno di un’arena – quella dei social – che molte volte invece si trasforma in discarica.

Mi ha molto colpito quanto la sottolineatura della radice etimologica della parola “sacrificio” abbia generato reazioni nei lettori. Credo che la narrazione intorno al tema dell’Amore oggi sia molto vincolata al significato che diamo a questo termine. Se intendiamo sacrificio come rinuncia improrogabile, limitazione della propria autorealizzazione, perdersi nei bisogni dell’altro è chiaro che il sacrificio diventa un deterrente all’amore e ci allontana sempre più dalla costruzione della dimensione del “Noi” all’interno di un rapporto di coppia. In quella versione sacrificale, il nostro “Io” risulterebbe infatti rinunciatario e compresso e quindi sofferente e insoddisfatto.

Ma c’è un altro modo di abbinare la parola “sacrificio” alla parola “Amore”: fare sacro. Ovvero portare noi stessi oltre il limite del nostro Io e desiderare che nella dimensione di coppia, i due “Io” si mettono reciprocamente a disposizione di un progetto di co-costruzione, collaborando a generare qualcosa di nuovo, che prima non c’era. Costruire qualcosa di nuovo implica sempre fare grande fatica, metterci enorme impegno.

Uscire da se stessi per diventare qualcosa di nuovo nell’incontro con l’altro è molto impegnativo, anche se bellissimo. L’amore in questa prospettiva è sacrificale, non in quanto limite, ma in quanto completa e rende “alto” e “immanente” ciò che altrimenti rischierebbe di rimanere basso e molto terreno. E’ qui che si compie quella dimensione di “appartenenza” al progetto di coppia e di Amore che rende due partner capaci di vincere la sfida del “per sempre”, investendo sulle condizioni che rendono la loro coppia stabile, perché quella stessa coppia che richiede impegno ad entrambi i partner, si trasforma in risorsa per essi.

Questo è ciò che io e Barbara abbiamo vissuto nella piccola esperienza del cammino di Santiago che ha rappresentato una metafora perfetta del nostro progetto d vita insieme. Questo è anche ciò che abbiamo condiviso nelle 230 pagine del nostro libro “Appartenersi” (Mondadori ed.), il cui sottotitolo è (e non a caso): “Perché l’amore per sempre è una risorsa”.

Vorremmo che questo libro ampliasse la visione odierna sull’amore e anche la narrazione comune che se ne fa, spesso centrata su aspetti deludenti, mortificanti, limitanti di ciò che l’amore mette nelle nostre vite. Sappiamo che un libro come il nostro può essere percepito in tanti modi diversi: reazionario, bigotto, tradizionalista. In realtà vuole essere un sostegno competente, molto concreto (comunque basato su teorie scientifiche molto solide) a chi sta per iniziare una vita di coppia e a chi l’ha intrapresa da tempo.

Pensiamo anche sia molto utile a chi si sta interrogando sulla propria relazione di coppia, sentendosi sospeso.

Famiglia Cristiana ha pubblicato sul proprio sito sotto forma di articolo il mio post relativo al cammino di Santiago. Per chi se lo fosse perso, lo trovate allegato a questo post. Se pensate che possa aiutare qualcuno che sta riflettendo sull’essenza che l’Amore porta nella nostra vita, condividetelo.

Alberto Pellai

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