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100 anni di mamma Irene: il saluto di Giancarlo di Nomadelfia e il video di tutto il convengo su “Donna ecco tuo figlio”

DONNA ECCO TUO FIGLIO DOMENICA 28 MAGGIO – 100 ANNI DALLA NASCITA DI MAMMA IRENE – PRIMA MAMMA DI VOCAZIONE COFONDATRICE DI NOMADELFIA

Ringrazio a nome della Comunità per la vostra presenza così numerosa. Oggi celebriamo una ricorrenza importante e significativa per Nomadelfia: 100 anni dalla nascita di mamma Irene. Il pensiero corre inevitabilmente agli inizi della storia di Nomadelfia, storia legata a quella di don Zeno: a quel “si” che disse Irene.
Ricordiamo alcuni passaggi di quei momenti così importanti: don Zeno a Irene: “Se tu sarai qui da me prima che suoni la campana di mezzogiorno del 21 luglio, ti accetterò ad essere la mamma per questi figli, altrimenti non ti accetterò”. Il 21 luglio, prima che suonasse l’Angelus, mi presentai nell’ufficio di don Zeno: “Ecco
sono qui”. Mi fece inginocchiare sul suo inginocchiatoio, e mi fece ripetere le parole dell’Angelus. Quando arrivai alla seconda frase: “Ecco la serva del Signore, sia fatta di me secondo la tua parola”, me la fece ripetere tre volte. Disse: “Oltre ai figli che il Signore ti darà, ami il popolo? Risposi: Sì lo amo. Lo ami anche se c’è da
dare la vita? Sì, don Zeno. Fai come Gesù con San Pietro? Ti dico che amo il popolo e sono disposta a tutto.

Don Zeno chiede un “ Si totale”: non si ferma solo all’accoglienza dei figli, ma va oltre chiedendo una disponibilità di tutta se stessa, per amore “al Popolo”. Pensando a queste parole di Irene mi viene di avvicinarle a quelle di Maria che disse all’Angelo Gabriele: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E’ una disponibilità totale che proviene solo da persone illuminate dal Signore. Andiamo avanti con il racconto: Don Zeno non faceva niente senza un segno del cielo e mi chiese di andare a parlare della mia vocazione al vescovo. Accettai, e l’8 dicembre sono partita con la corriera e don Zeno mi disse di portare
con me Mirio e Romano, i più piccoli. Non c’erano allora nella Chiesa vergini consacrate alle quali fossero affidati dei figli. Proporle al vescovo poteva anche significare avere un rifiuto.

Finalmente arrivai. Il Vescovo mons. Virgilio Dalla Zuanna , mi ascoltò con vivo interesse e anche con un senso di grande paternità. Intanto Mirio si era addormentato fra le mie braccia. Dopo aver ascoltato il mio racconto di tutto quello che avevo provato in me stessa dai 14 ai 18 anni, il vescovo disse: Prova a svegliare quel bambino, perché vi voglio benedire. Il bambino si è svegliato, io mi sono inginocchiata, lui ha messo la mano sulla testa dei due bambini e poi sulla mia: Questa è la vostra mamma. Si è anche commosso: “Guai al Vescovo che chiude la bocca ad un bambino che chiama mamma”. E mi ha benedetta: “Questi
bambini non saranno più senza mamma, e con te benedico tutte le vocazioni che verranno dopo di te”. A Irene seguirono tante altre mamme che nel tempo hanno dato il calore di mamma a tanti bambini. L’Opera piccoli apostoli poi si è trasformata in Nomadelfia, e assieme alle mamme sono nate le coppie di sposi
che hanno dato la disponibilità ad accogliere nel proprio seno anche figli che si trovano a vivere situazioni di disagio. Alla maternità verginea è stata affiancata la maternità di coppia. E Nomadelfia continua ancora oggi questa disponibilità ad accogliere, anche se le giovani mamme stentano ad arrivare. Nella storia di
Nomadelfia sono state e lo sono tuttora una testimonianza di amore e dedizione totale per i figli e per la vita fraterna nei gruppi familiari.

La presenza nei gruppi familiari delle mamme è sempre un dono del Signore, perché sono figure che si avvicinano alla Madonna, con una presenza silenziosa, discreta, attenta, generosa e di conforto nei momenti di difficoltà. Grazie Signore per avercele date e confidiamo nella tua provvidenza divina perché i nostri gruppi
familiari possano ancora conoscere il sorriso di queste mamme. Grazie Irene per il tuo coraggio e determinazione che hai avuto nel seguire la chiamata del Signore a fondare una maternità virginea che allora non si conosceva e con te ha potuto nascere e svilupparsi in Nomadelfia e nella Chiesa, dando il sorriso e l’amore
a tanti figli. Vorrei sottolineare un altro aspetto fondamentale della figura di mamma Irene. Lasciamo ancora la parola a don Zeno, che troviamo in una lettera scritta a mamma Irene il 26 maggio 1961, di cui riportiamo alcuni stralci: Noi due siamo stati chiamati dal Signore a fondare una nuova gente, quindi una nuova popolazione fondata sulla legge della fraternità nell’unum evangelico. Dico nuova gente, perché è un nuovo modo di esser nella Chiesa e nella società umana. Noi due siamo stati chiamati dal Signore a essere i capostipiti di questa gente nuova legata dalla legge suprema della fraternità secondo il Cuore di Dio.

Nomadelfia vivrà nella Chiesa, con la Chiesa come forza nuova e sempre nuova, quale esempio vivente di civiltà cui solamente si può arrivare seguendo questa nostra vocazione. …Noi due, affinché si avverino quelle promesse sante, dobbiamo farci santi, ci costasse qualsiasi sacrificio e umiliazione”. Sono parole che non
necessitano di alcun commento, per paura di sminuirne il significato, che richiamano un percorso di queste due anime, di obbedienza alla chiamata del Signore affrontando qualsiasi sacrificio e umiliazione per porre le radici nel cuore di Cristo e nella chiesa del nascente popolo di Nomadelfia. Una domanda sorge spontanea: noi oggi, che ci sentiamo chiamati a vivere questa vocazione, a distanza di tanti anni dalla strada che hanno iniziato a percorrere i nostri Fondatori,
come ci poniamo davanti a questa chiamata a “essere gente nuova legata dalla legge suprema della fraternità secondo il Cuore di Dio”?

In tutte le nostre cappelle presenti nei gruppi familiari e in chiesa dietro l’altare è visibile una scritta: “UT UNUM SINT”, “CHE SIANO UNA COSA SOLA”. Questa è la fraternità che ci impegniamo a vivere, che nasce da Cristo nostro maestro nella sua chiesa, per testimoniarlo con l’esempio a tutto il mondo. Una fraternità di
famiglie, mamme di vocazione, sacerdoti e persone singole che si esprime nella vita quotidiana di tutti i giorni. Guardando l’esempio eroico di mamma Irene e di don Zeno, che hanno saputo superare tante situazioni difficili, ci sentiamo confortati ad andare avanti guardando alla meta della fraternità, senza fermarci ai nostri limiti e alle nostre piccolezze umane. Confidiamo nell’aiuto del Signore e i nostri santi che sono in cielo, ci accompagnino con il loro spirito nel nostro cammino terreno. Per questo preghiamo. Grazie

Giancarlo di Nomadelfia (Presidente)

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