“Nessuno escluso”, il primo romanzo di Benedetta Bindi – intervista
E’ sempre bello scoprire la vita di chi ti sta accanto in tribuna a vedere i figli giocare assieme a calcio. Così mi è successo con Benedetta con la quale ci siamo scambiati i libri che abbiamo scritto e così ci siamo conosciuti di più e, per questo motivo, desidero che anche voi amici de Ilcentuplo, possiate “conoscere” l’autrice:
1) Un proverbio africano dice che per educare un bambino serve un intero villaggio. “Nessuno escluso” racconta un po’ di questo sulla vita di Giovanni e di ogni Giovanni che incontriamo sulla nostra strada? Le nostre vite sono tutte interconnesse?
“Il protagonista del racconto Nessuno Escluso Giovanni è uno di noi, alle spalle porta un grande dolore, la perdita di entrambi i genitori. Questo non l’ha reso cattivo, ogni giorno cerca di fare del bene. Ma non è in pace, qualcosa in lui lo tormenta. Va in chiesa, aiuta, poi scappa, da quel Dio al quale non ha mai creduto, a quel Dio che poi l’ha tradito. Come la donna che ama. Il proprietario del garage dove lavora, dice a proposito di Isabella: “Ci si è attaccato troppo, ci si è attaccato male”. Ha paura di perderla, e un’ombra si trasforma in convinzione. Freud ha detto:” “Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo. “Chi di noi non si è trovato, almeno una volta nella vita, nello stato d’animo di Giovanni? Chi dice di no, mente. Siamo tutti interconnessi, come i personaggi dei racconti, collegati da un denominatore comune: ”La vita”
2) Tra i tanti temi affrontati, e per i quali lascio al lettore il gusto di scoprirli, vi è anche quello della violenza contro le donne che Don Salvatore definisce l’atto più codardo che un uomo possa compiere
“La violenza in assoluto per me non è accettabile, mi fa male. Ma su una donna, e sui bambini impensabile, da vigliacchi. Il messaggio che volevo mandare era di denunciare, o scappare, se non si ha la forza di farlo. È una violazione dei diritti umani. È un atto che rende l’uomo pari a una bestia.”
3) Dopo il racconto principale ci sono altri 7 racconti, sempre in prima persona, sempre con il tuo stile gradevole e scorrevole. A quale racconto sei più affezionata? Quanti ce ne sono ancora nel cassetto?
“I racconti sono come i figli, chi li scrive li ama tutti. L’attenzione la si dà al più a fragile nelle famiglie. Per questo se dovessi sceglierne uno direi .”Come un adesivo”. La protagonista è una donna giovane e piccola in un mondo troppo grande. Vorresti tendere una mano, dirle non cadere nella buca, non rimanerci dentro. Lei stessa dice: “Io sono come mia madre , ho la colla nelle ossa nelle vene, e mi attacco agli sbagli come un adesivo”. Noi genitori dobbiamo illustrare un cammino, forse un giorno i nostri figli ci cadranno dentro, forse no, ma abbiamo un dovere nei loro confronti. Ho altri racconti nel cassetto, tutti studiano, indagano l’animo umano, perchè è quello che mi interessa, è quello che ci porta avanti, nelle sfide quotidiane. La nostra mente è complicata bella e brutta nello stesso tempo. Da studiare, e non giudicare. Ognuno di noi fa parte dell’arcobaleno della vita, e il colore che sei dipende anche da dove vieni, dove sei nato, che esperienze hai vissuto, e come sei stato educato. In ogni caso degno di essere capito. “
Ci salutiamo a fine partita con la promessa di una rubrica racconti per il Centuplo per proseguire la nostra e vostra conoscenza.
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