editoriali

Del parlare corsivo e del non vergognarsi più della propria ignoranza

Questa ragazza ha quasi un milione di “followers” su TikTok e quasi 300.000 su Instagram.
È diventata famosa per aver diffuso un modo di parlare strano, detto “corsivo”, che rallenta la pronuncia delle parole storpiandone le vocali.
I suoi video sono virali e ci sono giovani che si divertono a parlare nel modo in cui lei “insegna” durante le sue lezioni.
Testate come Il Fatto Quotidiano, La Repubblica e programmi come Propaganda Live le hanno dedicato spazi e interviste, scomodando sociologi che spiegassero l’innovazione (quasi geniale) di questa trovata mediatica.
Addirittura, hanno chiesto alla ragazza in questione di leggere il primo verso de La Divina Commedia (senza rivelarle il nome dell’opera) in questa nuova lingua rivoluzionaria. Ma quando le hanno domandato chi lo avesse scritto, lei non lo sapeva. Attaccata a più non posso, si è giustificata dicendo che il 90% delle persone che la insulta (e gli insulti sono sempre inaccettabili) non lo sa, e quindi è in buona compagnia.
Ma sì. Sdoganiamo l’ignoranza, aumentiamo fama e celebrità di una che si vanta di non conoscere l’incipit dell’opera che ha consacrato la lingua italiana, però “insegna” il corsivo. Che, per inciso, non è né una lingua né si parla lentamente. Ma fu inventato nell’antichità e divenne “ufficiale” nel Medioevo proprio per accelerare il modo di scrivere, dato che permette di farlo senza staccare la penna dal foglio.
Maledetta, e imperdonabile, ignoranza. Madre di eserciti di giovani convinti che l’importante non sia studiare e impegnarsi, ma spopolare sui “social” diffondendo scemenze e vantandosi del proprio non sapere diffuso.
D’altronde, se uno da 14 milioni di seguaci su Instagram, il cui unico scopo nella vita fino a pochi mesi fa era racimolare 200 milioni di euro, si gloria di non sapere chi era Giorgio Strehler, di cosa ci stupiamo? Neppure io lo so con precisione (pur avendone sentito parlare e sapendo chi era e cosa faceva), ma di certo non me ne vanto e ci rido su. Anzi, mi vergogno della mia ignoranza. Perché essere consapevoli di non sapere e crogiolarsi di questa condizione, è indice di stupidità. La quale, a differenza dell’ignoranza, è una lacuna non colmabile.

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