affidogli altri siamo noi

Passi. Il bene non fa rumore

Il bene non ama far rumore. Avanza lentamente, parla sottovoce, progetta ad ampio raggio ma si accontenta anche di piccoli risultati. Il bene cammina sulle gambe degli uomini. E gli uomini sono testardi, non si arrendono facilmente, quando trovano una strada interrotta, si mettono alla ricerca di un sentiero, un viottolo, una mulattiera per continuare a seminare il bene. La vita umana non è solo un bene immenso, è “il” bene per eccellenza. Sempre.

Quando scoppia di giovinezza, di ricchezza, di salute, di buon umore e quando arranca per aggiungere all’attimo presente un minuto ancora.Da sempre l’uomo si è posto domande alle quali ha saputo dare risposte appropriate; la domanda sul dolore, invece, pare proprio che, dopo essere stata investigata, continui a essere refrattaria. È dura, resistente, a volte finanche prepotente e cinica. Il dolore l’uomo non lo sconfiggerà mai. È suo dovere comprenderlo, attenuarlo, guarirlo quando può e rimanere umile quando si accorge che gli sfugge. Ma perché?

Perché l’uomo è ricco, poliedrico, complesso. Mistero a se stesso. Una vera opera d’arte alla quale, purtroppo, si è troppo abituato per cui non sempre ne percepisce la bellezza, la grandezza, l’originalità. Un’opera d’arte fragile, delicata, che, quindi, può essere aggredita su diversi fronti, alcuni dipendenti dalla sua volontà, altri no.Soffre il corpo, soffre la mente, soffre l’anima, soffrono i sentimenti. Soffrono i giusti davanti alle ingiustizie perpetrate sui deboli; soffrono gli onesti sopraffatti dalle scaltrezze dei disonesti. Si soffre nel constatare come l’egoismo umano sta riducendo i nostri mari, i ghiacciai, le foreste. Si soffre perché la terra trema, il vulcano erutta, il fiume straripa. Soffro nel sapere che in questo momento tanti fanciulli piccini piccini, stanno subendo violenze sessuali inenarrabili da parte di adulti che ci accontentiamo di definire “orchi”. Soffro quando in una città colta e ricca m’imbatto in un barbone che fruga nei rifiuti.

Hanno sofferto e soffrono le famiglie cui hanno strappato, con la forza della legge, i loro figli, per darli in adozione in modo fraudolento. Soffrono e fanno soffrire gli immigrati che scappano da una terra resa dura e sterile, anche dai paesi che si rifiutano di accoglierli. Soffrono gli innocenti in carcere; hanno sofferto i nostri nonni nel vedere partire i loro figli per una guerra inutile e feroce, dalla quale non sono più tornati.

Orgogliosi e tronfi, crediamo di essere i padroni della vita, quando basta incrociare uno che stasera ha alzato il gomito per doverle dire addio. Soffrono i genitori, i fratelli, i nonni, dei ragazzi che hanno ceduto alle sirene della droga, dell’alcol, del gioco d’azzardo; soffrono i bambini ricoverati nei reparti oncologici e con loro chi li ha messi al mondo. Soffrono i vecchi, i malati, gli innamorati non ricambiati.

Battaglie tante volte vinte, altre volte perse, ma sempre da dover combattere. Il peggio che possa capitarci è arrenderci, alzare bandiera bianca, dire “ non ce la faccio piu”, piangerci addosso, e davanti alla sofferenza imboccare scorciatoie. Il peggio che ci possa capitare è sentirci inutili , essere di peso. No. Anche nella sofferenza la vita è vita. E sempre degna di essere vissuta. T

ante cose l’uomo non le sa spiegare ma nell’intimo gli sono chiare. In modo misterioso e vero anche la sofferenza può essere trasformata in amore. E “ alla sera della vita ciò che conta è avere amato “.

Padre Maurizio Patriciello

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