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L’aspettativa e il tempo rotto dell’attesa

Durante gli incontri di questa settimana abbiamo riflettuto sull’aspettativa, regina indiscussa di ogni rapporto fallito.
Ne è uscito che spesso l’aspettativa si fonde nell’attesa.
Porta con sé un’atavica incapacità di aspettare che il tempo sia maturo perché qualcosa arrivi, e un’incapacità ad accettare che il tempo sia maturo perché qualcosa non arrivi.

Personalmente, pagando un prezzo alto, mi sono allenata negli anni e, forse inconsapevolmente per tutta la vita, ad abitare i silenzi, miei e altrui.
Stonava in me, la non risposta immediata, la non disponibilità letta come irrispettosa del mio pensiero, finché con pazienza e tempo, mi sono arresa e fatto mio quello spazio.

E si rifletteva insieme che gli anni di aspettative disilluse e di tempo non rispettato, hanno
portato a capire la semplicità:

l’aspettativa è un pensiero.
Non è altro che un pensiero.
E come tale non è la verità.

Lentamente si impara a reggere l’attesa,
ad abitare il proprio tempo sapendo che la percezione non è comune.
Ci si gode lo spazio imparando dall’esserci dell’altro,
tanto quanto dal non esserci.
E si diventa abili nello stare radicati in un tempo senza limiti e senza certezze
dove si impara la lezione più grande:
senza aspettativa si è liberi di dire la verità.

Durante gli incontri di questa settimana abbiamo riflettuto sull’aspettativa, regina indiscussa di ogni rapporto fallito.
Ne è uscito che spesso l’aspettativa si fonde nell’attesa.
Porta con sé un’atavica incapacità di aspettare che il tempo sia maturo perché qualcosa arrivi, e un’incapacità ad accettare che il tempo sia maturo perché qualcosa non arrivi.

Personalmente, pagando un prezzo alto, mi sono allenata negli anni e, forse inconsapevolmente per tutta la vita, ad abitare i silenzi, miei e altrui.
Stonava in me, la non risposta immediata, la non disponibilità letta come irrispettosa del mio pensiero, finché con pazienza e tempo, mi sono arresa e fatto mio quello spazio.

E si rifletteva insieme che gli anni di aspettative disilluse e di tempo non rispettato, hanno portato a capire la semplicità:

l’aspettativa è un pensiero.
Non è altro che un pensiero.
E come tale non è la verità.

Lentamente si impara a reggere l’attesa,
ad abitare il proprio tempo sapendo che la percezione non è comune.
Ci si gode lo spazio imparando dall’esserci dell’altro,
tanto quanto dal non esserci.
E si diventa abili nello stare radicati in un tempo senza limiti e senza certezze dove si impara la lezione più grande:
senza aspettativa si è liberi di dire la verità.

Un pensiero su “L’aspettativa e il tempo rotto dell’attesa

  • R. T. M.

    Concordo pienamente… E perciò restare vigili su noi stessi… Senza aspettative… Con una assoluta attenzione alle influenze che cercano di dominarci e controllarli.. Questo significa che non dobbiamo accettare nulla senza prima riflettere… Chiedere e investigare sempre, in costante stato di ribellione!.

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