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Uomini e donne…fino in cima! (commento al vangelo della Domenica)

La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della Domenica – VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Mc 1,40-45

Uomini e donne … fino in cima!

È impuro ed è bene che stia solo …
Con le indicazioni religioso-sanitarie del Levitico (cf. Lv 13,46) diamo inizio alla Liturgia della Parola di questa Domenica quinta del tempo “per annum” (o ordinario). Una pagina vecchia di quasi 2400 anni sembra niente affatto distante dalle norme socio-sanitarie di questo tempo attuale di pandemia.

La lebbra ed il covid hanno in comune due fattori importanti: il contagio da contatto e l’allontanamento fisico come prevenzione. Questo ci fa pensare all’importanza suppletiva di un Codice religioso che si fa garante nella cultura ebraica della prevenzione alla salute dei suoi membri. Ma oggi riflettiamo sulle conseguenze pericolose e dannose che subiranno le generazioni future fino a Gesù di Nazaret e sono quelle della giustificazione delle discriminazioni e delle esclusioni che partoriranno emarginazione e ingiustizia sociale.

Nessun uomo è fatto per essere solo. Nulla contro le indicazioni terapeutiche o contro il bene della salute delle persone, ma è anche vero che i soggetti fragili, gli appestati, i lebbrosi e i “positivi” ante litteram non sono spazzatura da confinare in appositi ripostigli. Nessun uomo
deve essere isolato, mutuando le parole del comando originario della creazione (Genesi 2,18: “Non è bene che l’uomo sia solo”).

I Vangeli mettono Gesù a contatto con gli emarginati, gli esclusi e i reietti che hanno la colpa persino di esistere, e con la loro semplice presenza sono motivo di turbamento e sconcerto tra i fedeli nei luoghi di preghiera. Ma il punto – lo ribadisco forte!!! – non è l’annullamento di norme di prevenzione igienica e sanitaria. Come anticamente ai lebbrosi era vietato l’accesso ai luoghi pubblici, civili e di culto, così oggi non è permesso ad un positivo da Sars-Cov 2 uscire di casa e partecipare alla Messa, andare a fare spesa o passeggiare per strada e svolgere qualsiasi altra cosa
quotidiana.

Il punto centrale è che Gesù “purifica” l’impuro, “reintegra” l’escluso, “include” lo scarto. Ridona dignità piena a chi era identificato solamente e
totalmente col suo morbo maligno. Ecco la rivoluzione della tenerezza di Gesù. Non pietismo. Rivoluzione. Contro le dittature psicologiche, a volte peggiori di quelle politiche, o forse alle origini delle seconde.

Tenerezza non è uguale a sentimentalismo: è ri-consegnare a chi era lontano anni luce dalle relazioni umane la “vita in pienezza”, attraverso il contatto fisico (scandalo!!). Come il giovane ed energico prete belga san Damiano de Veuster (1840-1889)che nelle Isole Hawaii che entrò a contatto con delle vite relegate nella solitudine di un’isola abbandonata,
dove venivano gettati come sacchi di rifiuti i lebbrosi dell’Europa intera insieme ai contagiati originari delle isole. O come il giovane medico argentino Ernesto Guevara, che volle curare i lebbrosi peruviani di Huambo senza guanti per evitare ogni forma di disagio e imbarazzo da parte dei suoi pazienti che ha amato teneramente.

Se Dio è uomo incarnato in Gesù, allora la parola dell’Evangelo è la sorgente
che ci fa tornare ad essere “uomini fino in fondo”, anzi “fino in cima” (don Tonino Bello). Gesù non solo tocca il lebbroso, lo abbraccia, come san Francesco farà 1000 anni dopo, superata la disgustosa ripugnanza che aveva verso persone simili, con affetto e tenerezza indicibili.

Fratelli, sorelle!
Nella vita siamo spinti dalla paura di toccare l’altro nelle sue ferite o dalla passione umana che ci avvicina tra di noi, a costo di rischiare la pelle? Pensiamo ai medici, ai missionari e alle missionarie, ai volontari e a tanti giovani impegnati nel sociale …
C’è sete in noi di umanità libera e autentica?
C’è fame di salvezza o ansia da “salutismo”?
Si apra il cuore alla chiamata di chi ha messo dentro di noi la capacità di trovare strade nuove per non vivere paralizzati dal virus dell’indifferenza e dell’accidia dell’anima … ben peggiori del coronavirus!
E saremo tessitori di fraternità, contagiosi passatori di Vita!

Buona Domenica!
don Domenico Savio

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