editoriali

Una proposta concreta: isoliamo gli anziani (per salvarli) e continuiamo a vivere

I contagi sono trasversali. Colpiscono a ogni età. I decessi, invece, riguardano nella grande maggioranza dei casi persone ottantenni (età media 82 per gli uomini con 3,3 patologie, 85 per le donne con 3,6 patologie – dati ISS aggiornati al 4.10.2020).

La butto lì.

Sapendo che mi attirerò tonnellate di critiche. Perché, invece di limitare tutti senza distinzione di età, e quindi anche e soprattutto chi lavora e contribuisce alle casse dello Stato permettendo così di pagare sanità, scuola, giustizia, pensioni, non si invita formalmente gli ultra settantenni a stare in casa, consentendo loro di uscire solo ed esclusivamente per motivi di stretta necessità, e investendo in attività di consegne a domicilio gratuite, per evitare loro di uscire per andare a fare la spesa o in farmacia? Ed evitando pure l’attività di dopo scuola/baby sitteraggio che tanti continuano a fare ai nipoti?

Aiutando contestualmente e in modo serio le famiglie che si appoggiano sistematicamente ai nonni da lunedì al venerdì. Ci sono gli anziani che vivono con figli e nipoti, questo è vero. Ma non sono tantissimi, le “nuove” generazioni di trentenni e quarantenni difficilmente abitano con persone anziane. E ci sono quelli che hanno bisogno di aiuto, altrettanto vero. Ma penso che in quei casi già si stiano adottando tutte le precauzioni possibili.Non sarebbe un metodo risolutivo, questo, ma almeno limiterebbe, in parte, il problema.

È crudele“isolare” gli anziani, spesso più fragili a livello emotivo? Probabilmente. Ma lo si farebbe con la consapevolezza che si tratta di una soluzione temporanea, e comunque sarebbe sempre meglio che ritrovarseli ricoverati in terapia intensiva, costretti a lasciarli andare senza neppure poterli salutare. Sì, questo sarebbe decisamente peggio. Secondo me.

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