Maria Paola, la transfobia, la maledizione di Caivano e la battaglia di padre Maurizio
L’indignazione o pseudo tale che ha generato la morte di Maria Paola Gaglione mi fa incazzare ai limiti della sragionevolezza. Sono giorni che mi chiedo, retoricamente, quanto siamo bravi a puntare il ditino moralistico, catartico contro il fratello della ragazza accusato di omicidio preterintenzionale? La giustizia farà il suo corso. Probabilmente, secondo il codice del ciclo dei vinti, il processo dissolverà anche l’ultimo brandello della famiglia Gaglione.
Ma intanto, nel coro generale di chi, duro e puro, ha già condannato elevandosi al di sopra, io mi sento di stare dalla parte di padre Maurizio Patriciello. Che sta dalla parte degli ultimi, anche quando gli ultimi sono Caino.
Nessuno più di padre Maurizio conosce il cuore di tutti quelli che vivono a Caivano. E io credo di conoscere abbastanza bene padre Maurizio da affermare che egli è il sacerdote di tutti, di quelli che al parco Verde si riabilitano e di quelli che si perdono, di quelli che hanno scelto il bene e di quelli che, invece, abbracciano il male in tutte le sue forme. E tuttavia mai, e dico mai, ho visto padre Maurizio arrendersi.
Il suo cuore trabocca di perdono e comprensione anche quando sembra ovvio condannare. Fare la morale per emarginare, per finire di distruggere quello che un omicidio ha già distrutto non è la missione di un parroco. Lapalissiano condannare il gesto di Michele che ha ucciso Maria Paola perché “voleva darle una lezione”. Ma l’odio genera solo odio. Un omicidio è sempre contro natura, non ha bisogno soltanto di parole di condanna, di chi si straccia le vesti gridando allo scandalo. Piuttosto la domanda è: “quell’omicidio poteva essere evitato?”.
Sono decenni che padre Maurizio, insieme alla gente meravigliosa del Parco Verde di Caivano fatta di volontari e comuni cittadini, combatte il degrado sociale, e ancor prima umano, del territorio. Sono anni che padre Maurizio denuncia l’abbandono di Caivano da parte dello Stato. Qui il problema non è soltanto la transfobia, l’omofobia,lo spaccio di droga, la delinquenza, la camorra, l’incesto, la pedofilia, la terra dei fuochi e via dicendo.
A Caivano il problema si chiama assenza totale dello Stato. Da decenni Maurizio Patriciello ha chiesto e chiede aiuto a chi lo Stato lo rappresenta. Tutti ricordano quando fu offeso pubblicamente dall’allora prefetto De Martino perché aveva osato rivolgersi a una donna prefetto con l’appellativo di “signora” e non di “eccellenza” mentre supplicava attenzione per la terra dei fuochi. Una delle infinite umiliazioni subite per ottenere ascolto.
Ma umilianti restano le porte sbattute in faccia. A marzo, durante la partecipazione alla mia trasmissione Millennium, mi disse: “vedi Matilde quando chiami ripetutamente lo Stato, chiedendo anche in ginocchio alle forze dell’ordine di presidiare il territorio e per tutta risposta non viene nessuno allora vuol dire che c’è una precisa volontà. La volontà di farci morire tutti”.
Quelle parole pronunciate da padre Maurizio mi si sono inchiodate nella mente. Bisogna viverlo il male per capirlo. Possibile che ogni sfumatura di orrore si manifesti sempre in zone come Caivano? Qual è la ragione di tutto questo se non l’assenza di strumenti che educhino le coscienze alla bellezza, al bene, all’amore? Sofferenza genera sofferenza, dolore genera dolore e morte genera morte.
Padre Maurizio è stato accusato di non inveire contro il Caino Michele. Nessuno però gli ha chiesto il perché. Nessuno ha compreso che se tu, sacerdote, ti elevi a giudice inquisitore rischi di innescare un clima di odio che non aiuterà nessuno e anzi porterà solo altra distruzione e morte.
Io starò sempre dalla parte di padre Maurizio e della sua volontà di trovare lo Stato. Nel frattempo padre Maurizio trova Cristo sulla croce. Il viso di Cristo è quello della povera Maria Paola, è quello del suo compagno Ciro ma anche quello di Michele, la cui coscienza è rimasta confinata in un angolo buio della sua anima. Per colpa anche degli uomini e di una società distratta che si ricorda di Caivano solo quando rivivono i drammi delle tragedie greche.
Matilde Andolfo
Dire che a Calvano, come in tanti altri posti sparsi sopratutto nel centro sud della nostra penisola, lo stato non esiste e che anzi “ci vuol ammazzare tutti” é frutto di un pensiero “sfunzionante”. Come se delegare ad uno stato, più o meno capace, potesse risolvere ed anzi evitare episodi siffatti… Che sono il risultato di aberrazioni e “” sfunzionamenti”a tutti i livelli. Il mondo siamo noi… Ed é evidente che se OGNUNO dei cittadini di questo o quell’altro paese ove avvengono o purtroppo accadranno ancora non prende su di se la RESPONSABILITÀ di tutto ciò che accade… Bhe… le cose andranno sempre peggio… (hai voglia a chiamare in causa lo stato o attribuirgli responsabilità oggettive per ciò che accade) SIAMO TUTTI INELUTTABILMENTE RESPONSABILI, cara Matilde, LO SONO I NOSTRI PADRI… I NOSTRI AVI… TUTTI… il mondo siamo noi.
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