Il sesso coinvolge l’intera persona, la plasma, la cambia, la permea, a volte la rovina
Si fa sempre più insopportabilmente lungo l’elenco dei maschi che uccidono la donna che dicono di amare, o credono di avere amato, e dalla quale pretendono a tutti i costi di essere amati. Sempre più lungo e devastante perché possiamo continuare ad accontentarci di maledire l’assassino, invocare, scandalizzati, leggi sempre più severe, provare pietà per la povera vittima. Occorre avere il coraggio di uscire dagli schemi impostoci dalla cultura odierna e, con immensa umiltà, cercare di capire qualcosa, scendendo nei meandri del cuore umano.
La prima cosa che emerge dallo scorrere le storie dei cosiddetti “femminicidi” – termine brutto, inesatto, inopportuno – è che si tratta, quasi sempre, di drammi scaturiti e subiti da persone che hanno vissuto – o hanno creduto di vivere – tra loro una storia d’amore o di passione. Non ci troviamo, dunque, davanti a un uomo qualsiasi che ammazza una donna qualsiasi. No, è il marito, l’amante, il compagno, l’ ex, che uccide la donna. Nel leggere la dolorosa cronaca di queste orribili tragedie, la mente corre indietro, al momento in cui i due si conobbero, si amarono, decisero di formare una famiglia. Poi? Poi qualcosa deve essersi inceppato. Qualcosa che, in genere, il maschio non ha saputo o voluto gestire. Ma quando? E perché? Ormai è certo: il cosiddetto “sesso forte” si è rivelato il più drammaticamente e vergognosamente debole e spietato.
Confessiamolo, in questo campo, brancoliamo nel buio tutti; gli stessi consigli degli esperti si rivelano insufficienti, soprattutto quando l’assassino non può essere più condannato ma solo seppellito. Per le vittime di ieri possiamo solo pregare ma per le donne che domani potrebbero cadere nella trappola occorre a tutti i costi fare qualcosa. È possibile? Certo è difficile, il cuore dell’uomo è un mistero, ma occorre almeno tentarci. Tanta strada è stata fatta, ma tanta altra rimane in salita e al buio. Queste donne violentate, stuprate, assassinate, da parte dei loro maschi ci fanno capire che la relazione intima tra un uomo e una donna non è minimamente paragonabile a qualsiasi altra relazione umana. È unica, bella, gioiosa, pericolosa, perciò necessita di serie garanzie. Coinvolge tutto il nostro essere, il corpo, la mente, la visione della vita, il futuro, l’economia, il tempo libero, la fede. Nessuno mai è uscito da una storia d’amore logorata come se nulla fosse. Sono storie che ti segnano, soprattutto se nel frattempo sono venuti al mondo i figli. Ora, nessuno è tanto ingenuo da entrare in società con una persona di cui non si fidi ciecamente; nessuno è disposto a comprare una villa in comune con un amico che non mantiene la parola data o dice bugie.
La convivenza è difficile, sempre, anche tra fratelli, figurarsi tra estranei. Occorre dirlo forte a se stessi e ai figli. Eppure tante persone entrano in intimità tra loro dopo solo pochi giorni, o addirittura poche ore, dal primo incontro. Non è un caso che anche le malattie sessualmente trasmesse sono in aumento. Unici consigli dati dagli adulti ai più giovani in questo campo minato: usare precauzioni; mettersi al riparo da eventuali contagi. Ben poca cosa che non tiene conto dei risvolti psicologici, passionali, esistenziali. La nostra società, per motivi facilmente comprensibili, ha fatto credere ai ragazzi che il sesso è una sorta di gioco. Mai menzogna fu più micidiale di questa. Il sesso coinvolge l’intera persona, la plasma, la cambia, la permea, a volte la rovina. Di sesso si vive ma si può anche morire, e di fatto, in modi diversi, tante volte, si muore. Credo che l’errore più grave in cui cadono gli innamorati, sia la fretta, il voler saltare le tappe, l’aver cancellato dal loro orizzonte quel tempo particolare che una volta andava sotto il nome di fidanzamento. Un tempo prezioso durante il quale i due si conoscono, si studiano, si tengono d’occhio. Si chiedono seriamente: chi è questa persona che sceglie me tra tutte le persone del mondo? Perché? Fidanzamento che non è una sorta di matrimonio anticipato, no. Il fidanzato non è il marito o l’amante ma la persona che, forse, chissà, magari potrebbe diventarlo.
I due devono avere una meta chiara verso cui camminare insieme. Occorre essere lucidi, oserei dire drastici, spietati con se stessi. Come si comporta il partner davanti alla sofferenza? È capace di gestire la rabbia, la gelosia? È avaro? Per vivere ha bisogno di bere, di drogarsi, di accedere a siti pornografici o “giocare” d’azzardo? È bugiardo? Ha comportamenti che fanno pensare a qualche tara psicologica? In questo tempo di conoscenza e di studio dell’altro (attenzione, non sto facendo solo un discorso morale) è meglio non coinvolgere la sfera più intima, quella passionale, sessuale. La passione è un fuoco facile da appiccare ma terribilmente difficile da spegnere. Anche, forse soprattutto, in questo campo, prevenire è meglio che curare. Chi di noi si lascerebbe operare al cuore da uno studente in medicina? Chi salirebbe su un aereo guidato da un allievo? Perché allora non usare la stessa prudenza, lo stesso buon senso, la stessa intelligenza, lo stesso discernimento anche per quel momento magico, affascinante, difficile, problematico che è l’inizio di una vita di coppia? Dobbiamo trovare il coraggio per aiutare i nostri giovani a fare scelte giuste nello stupendo e insidioso campo degli affetti. Mettiamoci insieme allora, sessuologi, psicologi, preti, genitori, avvocati, testimoni di amore e di tolleranza, per insegnare loro a distinguere il vero amore dalla passione, dal piacere, dalla gelosia. Chi ama è disposto a morire per la persona amata, non le torcerebbe un capello nemmeno sotto tortura, è tollerante, generoso, disponibile. Sa prevedere, aiutare, perdonare, ridere, scherzare. Chi ha confuso la donna che crede di amare con un oggetto da possedere, è pericolosissimo, può arrivare a tutto, anche ad ucciderla.