sport

Con quei colori addosso non cammini mai solo: lo scudetto del Liverpool

Aprile 2014, Liverpool-Chelsea. Steven Gerrard si abbassa per ricevere e impostare l’azione come ha fatto migliaia di volte durante quel campionato. Liscia la palla, è praticamente l’ultimo uomo, scivola a terra. Demba Ba approfitta dell’errore e corre in porta. Il Liverpool perde un campionato che avrebbe meritato di vincere e conferma che la Premier League resta un’autentica maledizione. Quella squadra, allenata da Brendan Rodgers, non sarà mai più la stessa. E’come se avesse perso l’attimo per incontrare la storia e da lì in poi è una lenta e inesorabile discesa. Un anno e mezzo dopo Rodgers viene esonerato, arriva Jurgen Klopp. Il Liverpool di Rodgers non aveva alcun tipo di caratura europea, era una squadra in grado di fare una cosa sola: vincere la Premier. Svanito l’obbiettivo, si è sciolta come neve al sole.

Jurgen ha iniziato la sua avventura in red con un mix di bel gioco e sconfitte eccellenti: persa un’Europa League in finale, perso un campionato per un punto, perso in finale la Champions League contro il Real Madrid. Poi Madrid, questa volta lato Atletico, e la Champions vinta contro il Tottenham. L’anno dopo il tentativo di costruire un progetto per vincere anche in casa e non solo oltremanica: una stagione da record, una cavalcata trionfale. Ma, sfiga, arriva il Covid. Sembra tutto rimandato, una volta ancora. Poi si riparte, esattamente da dove si era finito: 0 a 0 in trasferta con l’Everton e 4 a 0 in casa con il Crystal Palace. Il Chelsea ieri sera ha chiuso il cerchio e dopo la delusione più pesante ci ha regalato la gioia più grande. Dopo trent’anni il Liverpool torna sul tetto d’Inghilterra.

Steven Gerrard non si è mai ripreso da quell’errore, probabilmente se lo sogna ancora di notte. In un’intervista al Daily Mail, 4 anni dopo, ha raccontato di essere sceso in campo contro il Chelsea nonostante un mal di schiena lancinante e di essersi sottoposto a pesanti infiltrazioni. Ma non avrebbe rinunciato a quella partita per niente al mondo: è cresciuto nelle case popolari di Liverpool, ha vestito una sola maglia nella sua carriera europea ed è stato l’uomo che ha insegnato a tutti noi, in quella notte di Istanbul, che non è mai finita. Nemmeno quando un tuo errore può costare carissimo, nemmeno quando tutto sembra irrimediabile. Perché, con quei colori addosso, non cammini mai solo.

Questo titolo è tutto per te, inarrivabile capitano.

Simone Bressan

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *