editoriali

Contro i lombardi sventola il cinico vessillo

La diatriba polentone / terrone mi ributta, perché la trovo anacronistica e stucchevole; quindi il solo voler affrontare l’argomento mi tedia.

La Lombardia è tuttora teatro di un’emergenza sanitaria e di tragedia umana, testimoniato da oltre 16 mila deceduti su 33 mila nazionali ed il martirio nelle RSA. Da mesi, giorno dopo giorno, vengono diffusi dati da bollettino di guerra.

Non dirò la mia opinione sulle cause, perché l’unica certezza è l’assenza di colpa dei cittadini. Sul resto, si possono dire, e si dicono, mille cose diverse.

In centinaia di migliaia di italiani hanno manifestato solidarietà per i newyorkesi, francesi, palestinesi, tibetani, vegani, seguaci di Greta; manifestato contro la vivisezione e le pellicce (e qui ci sono anch’io); pianto perché le galline non sono a loro agio mentre covano le uova. etc.. 

Diversamente per il popolo lombardo, non lo scrivo solo perché la mia compagna è milanese, non dico pietà, ma nemmeno un minimo di comprensione viene esternata.

In merito alla fredda accoglienza di tali turisti nelle altre regioni, dietro la preoccupazione per la salute pubblica, che pure è lecita, si cela, in maniera neanche troppo velata, becero rancore con la bava alla bocca.

Ho la sensazione che tutto ciò venga percepito, da gran parte del resto d’Italia, come ristoro e rivincita per un divario economico difficile da colmare e anche come rivincita verso certe espressioni e comportamenti da parte di un partito che negli ultimi decenni ha creato odio, ed ora torna indietro al suo incolpevole territorio (ad ogni azione corrisponde sempre una reazione).

In ogni caso, mi sarei aspettato dichiarazioni che siamo tutti lombardi, come siamo stati tutti francesi dopo il Bataclan o dopo la sparatoria nella incauta redazione di “Charlie Hebdo”, come siamo stati tutti questo e quello, a seconda dell’emotività del giorno; invece, in questi giorni, tanto più avvicinandosi la data cruciale del 3 giugno, leggo solo cinismo. 

Oltre un secolo e mezzo fa, qualcuno, molto importante e che non potete non ricordare, disse: “Abbiamo fatto l’Italia, ora bisogna fare gli italiani”. Missione tuttora incompiuta.

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