Il Governo sta decretando la fine della Scuola non dell’anno scolastico
A distanza di due mesi dalla chiusura delle scuole, decisa il 5 marzo (unico decreto che questo governo ha dedicato ai nostri figli), sono ormai unanimi i cori che si levano contro la didattica a distanza.
Le famiglie usate come enorme ammortizzatore sociale sono diventate luogo di lavoro, scuola parentale e chiesa domestica.
Ed invece, sarebbe il caso che oggi, in piena fase 2, ciascun ente o organismo intermedio si assuma la responsabilità delle proprie decisioni, senza deleghe in bianco all’unica struttura che resiste: la famiglia.
Sono poi le famiglie numerose a pagare il prezzo più altro: da noi, quattro figli, le videolezioni normalmente iniziano alle 9 e terminano alle 14. Ti ritrovi la casa paralizzata in ogni sua ordinaria attività, sequestrata per quasi 5 ore. Si fa silenzio, si passa da un ambiente all’altro come fantasmi, si cerca la massima insonorizzazione. E se ti viene la cattiva idea di andare in bagno, attenzione perché l’intera classe dei tuoi figli potrebbe sentire il rumore dello sciacquone!
Una delle ridicole proposte del ministro Azzolina era di riprendere a settembre secondo un modello di alternanza (tre giorni alla settimana in presenza e tre a distanza). Dopo le proteste di insegnanti e genitori, il dietrofront (era solo un’idea per i più grandi, dice lei). Gradite le dimissioni, perché chi ha messo piede in una scuola o ha un figlio in età scolare, anche senza essere ministro, sarebbe perfettamente in grado di indicarvi i motivi (didattici, psicologici, relazionali) per i quali certe uscite dimostrano, oltre all’incompetenza, un totale scollamento e la pressocchè mancanza di conoscenza della realtà, sulla quale però questa gente è poi chiamata a prendere decisioni.
Tra l’altro si stima che 1600 allievi (appartenenti a realtà più disagiate economicamente) non sono raggiunti dalla d.a.d. Così per dire. Non so se a qualcuno interessi.
Ora, oltre al fatto che si stanno “educando” bambini e ragazzi alla dipendenza da mezzi informatici (con una media altissima di ore trascorse davanti a pc, tablet e telefoni), si tratta la scuola come un enorme videogioco che fa comodo solo a chi gioca ad abbassare il livello dell’istruzione degli italiani.
Le scuole paritarie poi sono state totalmente ignorate, come se non svolgessero un servizio pubblico essenziale per la tenuta del sistema (40 mila sedi scolastiche sono statali e 12 mila paritarie).
C’è solo una strada da percorrere: lavorare alacremente per la riapertura in sicurezza delle scuole.
Se così non fosse, prepariamoci a scendere in piazza per manifestare contro questo governo di incompetenti, che paga decine di esperti e non sa copiare dai paesi europei, i quali ci osservano per poi fare il contrario. E teniamo presente che ci sono tanti, troppi estimatori nascosti della didattica a distanza.
Giovanna Arminio (avvocato)
Applausi a Giovanna,non c’è altro da aggiungere…siamo con voi!!
Convengo e concordo!!.Nonna Ge’!