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La ripartenza non potrà avvenire se non riparte l’uomo prima che il consumatore – parola di don Davide Milani

Mi ha molto impressionato, e devo dire che mi ha fatto anche molto bene, personalmente e per la mia quotidiana meditazione, la seguente intervista di Formiche.net a Mons. Davide Milani, prevosto di Lecco e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e che per anni è stato anche responsabile dell’Ufficio Comunicazioni della Diocesi di Milano.

Don Davide si presenta, in questa intervista, fermo, battagliero al punto giusto e sereno quanto necessario per trasmettere serenità e verità a tutti noi, esprimendo in modo semplice e chiaro altissimi concetti di filosofia, antropologia e teologia.

Bello e da condividere assolutamente, (in questo buongiorgio e in #appuntiperildopo), affinché giunga anche ai nostri Governanti, il suo sguardo all’uomo nella sua totalità, nella sua globalità di essere vivente fatto di carne, anima, desideri, speranze, fantasia, cultura e poi anche consumo.

Gustatevi queste risposte tratte dall’intervista:

Don Davide, ieri sera la Cei ha fatto sentire la propria voce contro il governo. Si sta dando scarsa considerazione al culto?

Dal mio osservatorio, quello della prima linea della parrocchia, ho molto apprezzato la linea che invece la Conferenza episcopale italiana ha tenuto in questi mesi. Leale nella collaborazione e nel sostenere tutto quanto era stato chiesto al Paese. Leale nell’intervenire per i più deboli, per i più poveri, con tutti gli stanziamenti economici per la Caritas e per gli ospedali che la Cei ha fatto, cercando sempre un atteggiamento costruttivo. Nella posizione della Cei di ieri sera io non ho visto l’impuntamento di un’organizzazione per tutelare dei presunti interessi. Ma ho visto, dopo mesi di lealtà, il grido di chi mostra che non si è capito lo specifico della nostra natura.

Come andrebbe impostata quindi, a suo avviso, l’intera vicenda?

Secondo me il tema non è tanto la scarsa considerazione al culto, ma è molto più grave. Mi sembra che non si tenga conto dell’uomo nella globalità della sua natura. Il nostro è uno Stato laico ma l’uomo è un uomo che lavora, che si ammala, che deve tutelare la salute, il proprio reddito, il benessere della propria famiglia. Ma che ha anche dei bisogni spirituali, nel senso più ampio del termine. L’uomo ha bisogno di bellezza, di sperare, di credere, di alimentare la propria anima. Quindi tutto il tema della ripartenza non potrà avvenire realmente se non riparte l’uomo prima che il consumatore.

Una questione tanto ampia quanto fondamentale…

Ci stiamo preoccupando di fare ripartire il consumatore, l’uomo che produce e che mette in moto le filiere, ma l’uomo ha bisogno di trovare dei motivi per sperare. Se no per quale motivo il mattino ci si tira giù dal letto per affrontare la produzione della giornata? Se l’uomo non torna a sperare che è possibile ancora vivere insieme, non ci si potrà dare una mano per ricostruire questo Paese.

A cosa richiama la Cei?

La posizione della Cei richiama il governo a guardare l’uomo a tutta la sua totalità. La Cei non sta semplicemente dicendo: questo è il nostro interesse parziale, accontentateci. È uno sguardo che deve tornare ad essere globale sull’uomo. Per questo è importante che riparta anche la cultura o la scuola. Ovviamente è sottinteso, nel rispetto di tutte le norme, in prudenza, con l’impegno di garantire tutto ciò… ma ci mancherebbe altro. Qui nessuno è irresponsabile

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