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Don Mario Longo e il suo Appello agli uomini liberi: anche la chiesa somministra bevande e alcolici

Don Mario Longo parroco della Parrocchia Santissima Trinità di Milano ha le idee chiare sul tema della libertà religiosa e ha pubblicato da poco questo “Appello agli uomini liberi” che ci sentiamo di condividere.

Prima di lasciarvi alla trascrizione del testo ma soprattutto al video, vi sottolineiamo due passaggi.

“Come mai sono state messe delle regole, anche scrupolose per la riapertura dei locali di somministrazione di cibo e bevande alcoliche? Anche noi come chiesa cattolica somministriamo cibi e bevande alcoliche, il pane e il vino. Soprattutto da noi la permanenza dei nostri avventori è al massimo di 50 minuti la settimana non invece come nei bar e ristoranti”

e poi quello sui funerali

Un altro motivo di profondo dissenso e sconcerto è quello dell’indicazione numerica. Forse estraendo un numero dal sacchetto della tombola? Il numero 15 indiscriminato non ha certamente nessuna motivazione tecnico scientifica.

(sbobinatura automatica non rivista dalla redazione)

buona giornata a tutti penso che tutti voi avrete ascoltato le dichiarazioni del presidente del consiglio con te sulla fase due avete anche credo letto il comunicato che la Cei ha inviato come riflessioni su questa decreto presentato dal presidente del consiglio io vorrei aggiungere e vorrei sottolineare alcune cose.

La prima è risultato evidente che in pratica non esistono proposte che riguardano i ragazzi gli adolescenti che tra poco con la ripresa del lavoro saranno lasciati soli. L’unica risposta che ci viene data al problema anche sollecitato da una giornalista, ma anche in questo caso molto vaga, ecco riguardava le attività scolastiche ma la scuola volevo ricordare non è l’unico ambito di attività dei nostri ragazzi e adolescenti per esempio non vengono menzionati assolutamente i centri estivi e gli oratori e le varie organizzazioni cattoliche che da secoli svolgono una funzione altamente sociale e civile.

La cosa però che ci lascia inorriditi e preoccupati è che lo stato non può dire alla chiesa di non esercitare la sua missione pastorale in maniera particolare, non può proibire la partecipazione del popolo alle messe, sarebbe come ipotizzare l’esistenza di un governo senza ministri o un parlamento senza deputati e senatori. E’ vero che nella storia recente è successo anche così ma abbiamo appena celebrato il 25 aprile per ricordare che così non deve più succedere.

Un altro motivo di profondo dissenso e sconcerto è quello dell’indicazione numerica. Forse estraendo un numero da sacchetto della tombola? Il numero 15 indiscriminato non ha certamente nessuna motivazione tecnico scientifica.

noi cattolici allora cattolici veri cattolici chiediamo che vengano date delle regole sanitarie giuste eque scientifiche anche per tutte le nostre attività e di fronte a queste regole noi parroci sacerdoti e vescovi ci faremo garanti del loro scrupoloso rispetto

Questo non solo per rispetto di una legge dello stato ma ancor di più profondamente per il rispetto della sacralità della vita di ogni essere umano nostro fratello se tutto questo modo di affrontare il tema della libertà religiosa non cambierà mi chiedo allora come mai

sono state messe delle regole anche scrupolose per l’aria dura dei locali di somministrazione di cibo e bevande alcoliche anche noi come chiesa cattolica somministriamo cibi e bevande alcoliche il pane e il vino soprattutto da noi la permanenza dei nostri avventori e al massimo di 50 minuti la settimana non invece come nei bar e ristoranti

se ci sono disposizioni precise per gli allenamenti delle squadre sportive e delle partite perché questo deve valere solo per le grandi squadre e non per le numerosissime formazioni dei nostri oratori forse è una questione di business o di curve nord e sud e se ci sono e ci saranno regole precise per la riapertura dei locali delle scuole e dei loro cortili o dei parchi pubblici perché queste regole non possono valere anche per gli oratori e per i cortili degli oratori o forse si pensa che non ci siano nei nostri ambienti e nelle nostre comunità persone responsabili che possano garantire il massimo della sicurezza di fronte a queste affermazioni tecnico scientifico amministrative noi dobbiamo far sentire che il dissenso non è solo dei vescovi ma di tutta una comunità perché la chiesa è un popolo con la viva speranza che entro l’inizio della fase due ci sia un ravvedimento operoso siamo sempre pronti a collaborare per il bene di tutta la comunità civile ma anche soprattutto senza dimenticare i nostri doveri verso le nostre comunità cristiane

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