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Agostino Di Bartolomei, il mio vicino di casa

Vivendo chiusi nelle nostre case, seguiamo il mondo dalle finestre, guardiamo la strada, osserviamo i vicini, il giornalaio che porge il quotidiano a qualche anziano, ansioso di tornare a seguire le stelle del calcio momentaneamente a riposo… ma chiusi in casa c’è anche il tempo di riaprire le finestre del cuore e dei ricordi… e mi rivedo ragazzina, correre dal giornalaio per comprare Il Corriere dello Sport da portare a mio padre e leggere di calcio e dei suoi campioni, e scrutare la strada, salutando i vicini e poi vederlo tra la gente… Ago… il mio Capitano...

Sono tifosa giallorossa da sempre, e ho vissuto la mia infanzia con la Roma di mezza classifica e poi, incredibilmente, sono arrivati gli anni ’80, io ho cambiato casa e, al palazzo di fronte, abitava lui, Agostino Di Bartolomei. Ricordo quando mio padre me lo comunicò, ed io non ci credevo, non era possibile, passai giorni in finestra, passeggiate a non finire per incontrarlo. E poi accadde, naturalmente, avevo dieci anni, giocavo al prato con gli amici, allora era ancora frequente, e lo vidi che annaffiava le piante sotto casa. Mi avvicinai, chiesi un autografo e lui mi regalò una sua foto “A Fabiana con simpatia”, che ancora conservo gelosamente in un cassetto. In quel periodo nasceva suo figlio Luca, e ricordo il fiocco azzurro sul portone, mentre io avevo fatto amicizia con Gianmarco, il primo figlio di sua moglie, e andavamo insieme sui pattini a rotelle con un mega gruppo di venti ragazzini. Un giorno Ago, nel cercare suo figlio, mi rivolse la parola chiamandomi per nome ed io tornai a casa imbambolata, carica di emozione “Mamma…mi ha chiamato per nome…” – Ma chi?? “…il Capitano!”

Poi arrivò lo scudetto nella capitale, dopo quarantuno anni, Roma esplose in un tripudio giallorosso ma le bandiere del nostro balcone erano solo per lui; lui che aveva regalato al figlio il 45 giri “Grazie Roma” e lo si sentiva suonare ininterrottamente dalle finestre per ore… il modo più spontaneo di esprimere l’euforia come un semplice tifoso.

Qualche anno dopo mio padre andò a vedere una partita a Reggio Emilia e, sul retro del biglietto dello stadio, mi portò gli autografi di tutta la squadra. Arrivato a lui gli disse “400 km per l’autografo e abitiamo sulla stessa strada…” al che Ago alzò gli occhi e gli dedicò quel suo sorriso, dolce e schivo.

Potrei parlare a lungo dei miei ricordi di tifosa, delle sue gesta sportive, l’incredibile potenza di tiro, i rigori calciati quasi da fermo, le punizioni imprendibili, ma nei miei ricordi Ago era un vicino di casa, era il papà che andava a prendere suo figlio agli scout, era il mio Capitano che ci salutava con un gentile buonasera di ritorno da una trasferta. Era ed è sempre stato una persona perbene, forse troppo seria in un mondo, come quello del calcio, che si nutre di facili entusiasmi e luci passeggere. Mi piace pensare che nella sua ultima attività sportiva, la scuola calcio aperta nel salernitano, possa aver lasciato ai ragazzi il senso più profondo dell’essere un calciatore, la tenacia e la disciplina …tutto questo era Di Bartolomei, per sempre il nostro Ago!

Fabiana Vanni

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