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Pro e contro della Prescrizione: capiamo meglio di che cosa si tratta

La PRESCRIZIONE. Che cos’è? È un istituto previsto dalla nostra legge (in molti altri Stati europei non esiste) in base al quale il reato si estingue se non si arriva a una sentenza definitiva entro il termine che corrisponde alla pena massima prevista per il reato di cui si è accusati (termine che comunque non può essere inferiore a sei anni).
La ragione della sua introduzione?

1) Non è giusto che una persona stia sotto processo a vita, per cui se entro un tot di anni non si arriva a giudicarlo colpevole o innocente in via definitiva non è più processabile. Quindi, di fatto, anche se còlto in flagranza di reato, è innocente e non più punibile.
2) Il numero e la lunghezza dei processi penali in Italia, che, per come sono strutturati, permettono indagini procrastinate e tempi infiniti tra la loro fine e il rinvio a giudizio, rinvii per errori meramente formali, opposizioni, impugnazioni, in numero quasi illimitato, tanto che la maggior parte dei processi si estingue PRIMA della sentenza di primo grado.

Chi si avvantaggia della prescrizione? I tribunali e la macchina della “giustizia”, perché dichiarare estinto un reato diminuisce il numero dei processi e fa risparmiare soldi e tempo. Sicuramente si avvantaggia l’imputato colpevole, che proprio attraverso la prescrizione evita una condanna. E si avvantaggia anche l’imputato innocente, che rischia di rimanere imbrigliato all’infinito nelle maglie di una burocrazia lenta ed elefantiaca.

Insomma, la prescrizione è quella cosa che permette a un sistema inefficiente e inefficace di mantenere una parvenza di funzionalità, evaporando con un calcolo matematico reati anche pesanti, come l’omicidio colposo, le lesioni gravissime, gli abusi sessuali, la truffa o l’estorsione.
Chi vuole la riforma della prescrizione vuole eliminare, o limitare, l’estinzione dei reati per il semplice decorso del tempo. Chi la contrasta vuole evitare il rischio che una persona si ritrovi imputata a vita.
Ma nessuno, e sottolineo nessuno, si preoccupa di pensare a chi, in questo dibattito, dovrebbe avere un ruolo di primo piano: ossia le vittime di quei reati che, quotidianamente, si estinguono.

D’altronde, un sistema dove la persona offesa non viene neppure considerata parte nel processo penale, a meno che non ci entri volontariamente (e sempre che ne abbia diritto), è un sistema storto, che ha nelle sue radici la causa della sua disfunzionalità.

Ossia l’esclusione di chi dovrebbe essere centrale, nel processo penale e in tutte le decisioni che si assumono a suo riguardo: la VITTIMA. Che avrà pure lo stesso diritto di vedersi riconosciuta giustizia così come ha l’imputato di non restare sotto processo a vita? No. Non ce l’ha. E l’errore, sta tutto qui.

Avvocato Elisabetta Aldrovandi


Presidente  Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime

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