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Il “Cristo Velato” ha respirato, mi ha sussurrato, è pronto a risorgere

Quando arrivi lì dentro dimentichi tutto.

Dimentichi la città splendida che ti sei appena lasciato alle spalle risalendola dal mare e arrangiandoti per trovare la Cappella San Severo.

Dimentichi il lavoro, l’accordo appena firmato davanti a un’ottima pizza ovviamente al vicino tempio della pizza napoletana, Da Michele

Dimentichi moglie e figli (anche se già ti prometti che porterai presto qui pure loro) perché capisci che quello è un momento unico e intimo tra voi due ma questo è un luogo che se la gioca, come “magia”, con la Cappella Sistina.

Dimentichi gli affanni, i dolori, gli amici, i nemici, le preoccupazioni e persino il cellulare lo chiudi in borsa sia perchè è vietato (evviva, nessuno a farsi i selfie davanti al Cristo!), sia perché non vuoi disturbare “il morto”.

Superi la vetrata d’ingresso, la gentile signorina ti controlla il biglietto e poi eccolo lì, il “Cristo Velato”. Lo vedi cominciando dai piedi immerso in questa Cappella arricchita da tantissime altre opere scultoree non solo di Giuseppe Sanmartino.

La prima impressione è: “Eccoti, finalmente” e mentre ti avvicini per percorrere con lo sguardo la intera bellezza del corpo di Cristo morto, rilassato, sei tu per primo a sussurrargli: “Ti prego parlami, dimmi l’ultima parola. Non te ne andare…“.

Quella parola che forse gli è rimasta in bocca perché il velo addirittura rientra tra le labbra come se ci fosse stato un ultimo respiro ed è proprio quell’ultimo respiro che, nonostante sia lì da duecento anni, pare proprio anche a te di percepire.

La Cappella San Severo contiene altre opere d’arte ma io, finito il giro, sono tornato da Lui per avere un altro nostro incontro intimo.

Gli ho parlato, gli ho parlato tanto come si parla a un amico “in coma” quando si ha comunque la consapevolezza di essere ascoltato.

E Cristo non ha mosso lo sguardo, il velo è sempre rimasto al suo posto eppure ho spesso avuto la sensazione che, per la sua leggerezza, un poco si scostasse, ogni tanto, forse anche per le sola continua apertura e chiusura delle porte del museo.

Gli ho parlato tanto ma ho pure ascoltato e ho ricevuto la serenità della morte.

Il “Cristo velato” è la rappresentazione di Gesù morto, dopo la deposizione ma non è quel Cristo in tensione sulla Croce, ormai tutto è passato, tutto è compiuto, il corpo, il ventre, sono rilassati “nel riposo” e ho avuto il netto presentimento che quello fosse un uomo che stava soltanto riprendendo tutte le forze per poter presto risorgere, ripartire.

E sono ripartito anche io.

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