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Carmen Consoli, la “cantatessa mediamente isterica”. Cronaca di un concerto romano

Emozioni di una notte di inizio estate, dove la musica torna a fare da padrona nelle strade e nelle piazze di Roma. In particolare quest’anno si è ripetuta l’edizione de La Francia in scena, patrocinata dall’Institut Francais in Italia e dall’Ambasciata Francese in Italia, e facente parte degli eventi della Festa Europea della Musica, nata trentacinque anni fa proprio su iniziativa del Ministero della Cultura Francese. Per quest’anno si è pensato ad un concerto particolarmente importante nella splendida cornice di Piazza Farnese: quello dalla cantautrice siciliana Carmen Consoli, introdotta dal duo francese Brigitte. Occorre anche ribadire che il concerto si sarebbe svolto con l’applicazione dell’Edison Green Music, cercando di non impattare sull’ambiente, optando per soluzioni ecosostenibili.

Carmen Consoli celebra quest’anno i vent’anni dal suo primo disco, Due parole, e di strada ne ha fatta e tanta da quando, giovanissime, si presentava alla selezione di Sanremo Giovani, col suo look da brava ragazza, e la chitarra a tracolla, e proponeva uno dei suoi primi hit di maggiore successo: Amore di plastica.

Oggi è una elegante signora, da poco diventata anche mamma, che però non ha smesso di essere una “bambina impertinente”, anzi, ha saputo affinare la sua arte con grazia magistrale. Giusto lo scorso anno dava alle stampe il suo ottavo disco (senza contare live e greatest hits), L’abitudine di tornare, a cui fece seguire un applauditissimo ed intenso tour nei vari teatri e palazzetti dello sport italiani, sapendo ben coniugare l’antica passione per i riverberi e i feedback aggressivi del rock, e l’eleganza della canzone d’autore.

Ma Carmen Consoli è anche una delle poche artiste italiane apprezzate anche al di fuori dei confini nel Nostro Paese, e pertanto non stupisce che sia stata scelta proprio lei per un evento come quello di ieri sera. Tra le altre cose quest’anno la “Cantatessa” si vedrà impegnata come direttrice artistica dell’edizione della Notte della Taranta, segno anche questo di un profilo artistico dichiaratamente riconosciuto. Ma adesso cerchiamo di addentarci nello spettacolo di ieri sera…

Dopo l’esibizione delle Brigitte, verso le 22,30, introdotta da un assolo di percussioni in chiave di pizzica, Carmen sale sul palco, accompagnata dalla sua band, e apre le danze con le armonie mediorientaleggianti di ‘A finestra, interamente cantata in dialetto (in diversi suoi dischi Carmen ci tiene a ribadire lo stretto legame con le sue radici), cui segue la fantasiosa Il pendio dell’abbandono, composta a quattro mani con Goran Bregovic. Si capisce da subito che le atmosfere di questo concerto saranno decisamente intime, dando maggiore risalto al suo aspetto cantautoriale, mettendo da parte per una sera i riverberi delll’inquieta chanteuse rock. E infatti segue lo struggente bolero di Mandaci una cartolina, dedicata al padre scomparso nel 2009, densa di sentimenti profondissimi e di tanta gratitudine verso il genitore. Poi senza sconvolgere molto l’atmosfera intimista dello spettacolo, si decide di alzare un po’ il tiro con le disavventure della sposa abbandonata sull’altare di Fiori d’arancio. Il pubblico risponde calorosamente e con molto affetto verso un’artista che non ha perso un briciolo del suo smalto e del suo fascino.

Il concerto prosegue poi con una carrellata di canzoni d’autore molto intense, dagli umori crepuscolari di Ottobre alla briosità primaverile ed esistenziale di Pioggia d’aprile, passando per i colori tenui de L’eccezione e i beat di Sintonia imperfetta, con L’ultimo bacio, splendida ed intensa come sempre, enfatizzata ulteriormente da un violino struggente. E qui non si può non pensare al triste destino di una splendida canzone “condannata” a fare da corredo sonoro ad uno dei film più sciatti e banali che si possano ricordare…

Poi Carmen si ferma un attimo e si rivolge al pubblico con un tono ironico soffermandosi sulla condizione della donna in Italia, facendo riferimento tanto alla considerazione vergognosa di cui godono alcune donne presso le alte sfere politiche (citando apertamente un verso di Inneres auge di Franco Battiato), e tanto facendo riferimento ai drammatici femminicidi e alla violenza. Con un sorriso sarcastico dice al pubblico: “Queste cose accadevano nel passato. Oggi invece tutto è diverso, non è vero?”. E parte AAA cercasi, pezzo ironico sulla condizione femminile odierna. Perché certe situazioni vanno sempre portate all’attenzione della gente, e il compito dell’arte è da sempre quello di educare il pubblico ad una vita migliore.

Ma non ci si dimentica della poesia, e così parte la pianistica Guarda l’alba, scritta a quattro mani con Tiziano Ferro, impressionista e stralunata. In bianco e nero invece è l’omaggio nostalgico di Carmen a sua madre; il pezzo fu presentato nell’Edizione del 2000 del Festival di Sanremo, ed esprime rimpianto per aver perso alcuni momenti importanti con la mamma, a favore di “una sciocca rivalità” e di “un’inaccessibile fierezza”. A questa segue il bolero caloroso di Parole di burro, con le sue riflessioni amorose e la sua sensibilità fragile, e l’augurio rivolto a tutti di cercare “un amore autentico”, di far leva sui rapporti veri, con Amore di plastica.

Il concerto si avvia verso la fine, ma Carmen Consoli, come suo solito, vuol far partecipare il pubblico alla sua arte, e così intona Bonsai #2. ll pubblico ancora una volta risponde. A questa segue una vivace Venere, nel mezzo della quale Carmen presenta uno per uno i membri del suo gruppo. C’è ancora tempo per Confusa e felice.

Il concerto finisce a ridosso della mezzanotte. Carmen Consoli ringrazia calorosamente e affettuosamente il pubblico di Piazza Farnese. Il pubblico, poco confuso del grande carisma sprigionato dalla Consoli, e molto felice di aver assistito ad uno spettacolo molto denso di emozione, torna a casa!

 

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