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Ricordo di Jolanda, la mamma di Don Peppe Diana

E don Peppe salì sui tetti e cominciò a gridare. Lui, prete, studioso della Bibbia, amante del suo popolo, della sua terra, prima di tutti noi, comprese che il tempo di tenere le mani in tasca, anche se pulite e profumate d’ incenso, era finito. Che amare veramente il prossimo, in Terra di lavoro, voleva dire liberarlo dalla paura e dall’oppressione della camorra. Lo fece. Per amore, lo fece. Tutti, a cominciare da Jolanda, sapevamo che i camorristi gliel’avrebbero fatta pagare. Avvenne.
Alla vigilia della primavera del 1994, don Peppe Diana, vigliaccamente, veniva trucidato, nella sua chiesa, al suo paese. Mamma Jolanda in questi anni ha pianto tutte le sue lacrime. Ma anche ha potuto vedere quante spighe rigogliose e belle sono spuntate dal terreno irrorato dal sangue versato da suo figlio. Grazie, Jolanda.

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Poche centinaia di metri nella faggeta ed ecco il romitorio di San Girolamo

L’Eremo di San Girolamo è un piccolo complesso completamente scavato in una roccia tefritica di origine vulcanica che emerge dal terreno della faggeta. Questa roccia è stata fittamente lavorato nel tempo per creare ambienti, ripari, sedute e passaggi da Fra’ Girolamo Gabrielli che, nato da una nobile famiglia senese, vi si ritirò in penitenza nel 1525.

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La mia mamma la ricordo così, in preghiera davanti alla Madonna Di Pompei

Ai miei occhi, Maria, non sostava accanto ma davanti al Figlio, come una potente lente d’ingrandimento. Una lente grazie alla quale il volto del Signore si faceva più brillante, ci appariva più familiare. Mi sembrava di capire che Maria mettesse in risalto i suoi lineamenti, le sue piaghe, il suo sorriso, il suo sguardo, il colore della sua pelle. Lei lo ama. Da sempre ne è perdutamente innamorata. Il suo volto materno addolcisce i suoi tratti e le sue parole. Non che di Gesù dobbiamo aver timore, solo che in compagnia della Mamma la famiglia è al completo. Del suo tratto squisitamente e delicatamente femminile necessitano i credenti e la Chiesa.

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Di Dio si può soltanto tacere: la storia di Gaetano e la sua SLA

La vita è un dono immenso, ma rimane per tutti, credenti, atei, agnostici, un mistero altrettanto grande. Ci attraversa, ci accarezza, ci invecchia, ci sfugge. Chi crede, gode della consolazione della fede, dell’abbraccio caldo di Dio, della compagnia dei santi, ma non possiede le chiavi per comprendere tutto. Alla fine di ogni riflessione c’è sempre qualcosa che non torna e che ci lascia nella condizione del povero che continua a mendicare.

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