Epifania del Signore Giornata missionaria dell’Opera della Santa Infanzia – Pellegrini della verità sulle orme dei Magi
Per i bambini e i non-cristiani l’Epifania è la festa della Befana, che infila nei calzini i regali del consumismo allegro e spendaccione della nostra società postindustriale. Invece per gli adulti e credenti, l’Epifania una delle più grandi feste cristiane dell’anno: Cristo che non è soltanto venuto per il mondo ebraico, ma per l’intero universo. E’ l’esplosione del popolo di Dio, limitato un tempo a una sola nazione, diventato ormai un popolo di tutte le razze e culture, una Chiesa universale.
Si tratta della festa dell’universalismo cristiano e del popolo di Dio.
L’Epifania è anche una festa della luce: una luce che traspare da Cristo e che guida a Lui: infatti, lo splendore di una stella attrae a Betlemme genti lontane, i Magi, rappresentanti dei popoli della terra, che vanno verso il Signore guidati dalla fede.
I Magi vengono da lontano. E’ bastata l’apparizione di una stella per metterli in viaggio, abbandonando le loro famiglie e sicurezze. Però, bisogna tener presente che la stella non li ha accompagnati a passo a passo durante la loro lunga avventura.
Hanno percorso faticosamente il loro viaggio, affrontando sulla strada i rischi, le oscurità e incertezze. Quando si cerca Dio con sincerità, Egli ci manda sempre una luce per illuminarci e guidarci.
Tuttavia, non c’è ricerca di Dio lungo un cammino diritto, perfettamente illuminato, tracciato definitivamente e senza ostacoli.
La fede è piuttosto un rischio.
Il credente non è un istallato nel comfort spirituale, egli ha un cammino sempre diverso da percorrere, da scoprire, da inventare; egli deve seguire itinerari imprevedibili ed esplorare territori sconosciuti; ma soprattutto egli deve saper vincere le delusioni.
A quest’ effetto, l’esempio dei Magi rimane molto suggestivo ed esemplare.
Essi partono dall’Oriente e puntano dritti su Gerusalemme, nella grande capitale, alla ricerca del “re dei Giudei”. Pensano di aver raggiunto la meta. Non si fermano davanti allo sconcerto che provoca la loro domanda nell’ambiente del potere e in tutta la città santa. Una volta avuta dagli scribi l’informazione utile, essi proseguono il loro cammino fino a Betlemme. Gli scribi e i sommi sacerdoti, professionisti della Scrittura e maestri della religione, hanno saputo effettivamente che è a Betlemme, un paesino insignificante, che doveva nascere il Messia, ma non hanno voluto muovervi un passo. Vengono i lontani, e i vicini non si accorgono che è nato il Salvatore.
Trovarsi a due passi dell’avvenimento e rimanere al suo posto, è interessarsi soltanto teoricamente dell’evento. I Magi sono piuttosto incaricati di fare da esploratori per il conto di questi sedentari informati, ma non coinvolti.
Sanno tutto, ma lasciano gli altri percorrere la strada. Tengono tutte le risposte dottrinali in tasca, ma sono sprovvisti dall’unica soluzione vitale: andarvi anche loro, e non ingiungere semplicemente:”Andate”. C’è veramente un grande contrasto tra l’indifferenza dei sommi sacerdoti e degli scribi, tra la sospettosa ostilità di Erode e l’ardente o gioiosa domanda dei Magi:”Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”! Seguendo l’indicazione della stella, che riappare, i Magi arrivano al luogo dove si trovava il bambino. E’ così anche che dovrebbe essere il nostro itinerario di fede. Si tratta di non scoraggiarsi mai e di non permettere che la delusione ci abbatta. Chi persevera, brillerà anche per lui la stella. L’altro gesto importante che accompagna la ricerca dei Magi è l’adorazione del bambino accompagnata dall’offerta-omaggio dei doni dell’Oriente. Dio ha scelto e formato un popolo che doveva accogliere al momento della sua venuta come Salvatore del mondo. La prima sua adorazione è stata, non quella dei sacerdoti e scribi, quei rappresentati qualificati di Israele, ma quella dei pastori, quegli esclusi, a motivo del loro mestiere e della loro non-familiarità con la Legge.
La prima adorazione ufficiale e solenne è fatta addirittura dai Magi, da Gentili, gente estranea al popolo eletto “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”. La storia dei Magi si conclude con l’uscita di scena.
Ancora una volta si lasciano guidare da Dio che li riporta al loro paese. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Chi incontra veramente il Signore e lo adora in spirito e verità, cambia necessariamente di strada, cioè modo di camminare o di vivere.
Don Joseph Ndoum
“La fede è piuttosto un rischio? ” Don Joseph dichiara. E deve saper vincere le delusioni, che derivano dalle sue aspettative e desideri frustrati, credo! La domanda che si pone è dunque… Può una mente consapevole dei suoi limiti e dei suoi condizionamenti andare oltre se stessa? Questo è il problema. Limitarsi ad asserire che essa può o che non può sarebbe stupido. Quel che è certo è che l’intera mente è condizionata. Siamo tutti condizionati dal processo del tempo, dalla tradizione, dalla famiglia e dall’esperienza. Se credi in Dio, quella credenza é il risultato di un condizionamento, proprio come lo è la mancanza di fede che afferma di non credere in Dio. Il fatto di credere o non credere pertanto ha assai poca importanza. Quello che invece a mio parere è importante è comprendere l’intero campo del pensiero e vedere se la mente è in grado di andare oltre tutto questo. Ma per andare oltre dobbiamo CONOSCERE NOI STESSI. Le motivazioni, le necessità, le inibizioni, le reazioni a livello conscio ed inconscio. Penso che solo allora sia possibile scoprire se la mente, così meccanica, sia in grado di scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che non sia stato corrotto dal tempo… Che sta al di sopra di tutto… Puro… Intoccato. Vero. Senza tempo. Inizio e fine.