Quale cittadina del mondo, stanotte sono francese.
Sono quasi le tre della notte e non credo riuscirò più a prendere sonno. Ho appena letto in diversi siti quello che non volevo leggere e visto ciò che i miei occhi non volevano vedere.
Non cambierò la foto sui profili social mettendo i colori della bandiera francese o slogan del tipo “je suis Nice”, ma sta di fatto che stanotte mi sento francese. Mi sento cittadina del mondo, completamente terrorizzata da quello che è successo. Perché potevo esserci io. Perché poteva essere qui. O perché potrebbe essere dove sarò la prossima volta.
Non smetterò di vivere ma ora mi sento sopraffatta dall’impotenza e dalla tristezza. Ho una figlia che forse vorrà vedere il mondo, vorrà conoscere luoghi e culture diverse e l’unica cosa che mi gira in testa in questo momento è “in che mondo dovrà crescere?”.
Davvero, non è retorica. Sono e mi sento responsabile della sua incolumità. Non si tratta di un desiderio assurdo quanto irreale di doverla o volerla proteggere da ogni male. No! Si tratta della consapevolezza di formarla per un mondo dove l’odio sta vincendo su ogni cosa.
Se i campi di concentramento hanno atterrito ogni essere vivente per la loro atrocità, quello che un gruppo di persone guidate da convinzioni fondate sull’odio e sul male sta mettendo in atto, non è da meno. Ed i nostri figli dovranno vivere qui. Dovranno crescere con la certezza che ogni volta che torneranno a casa sani e salvi, dovranno ringraziare Dio. E noi con loro.
Avevo preparato un post leggero, lo avrei terminato e pubblicato domani. Invece è la morte violenta, ancora una volta, la protagonista dei nostri prossimi giorni. Insieme con la nostra tristezza, la nostra rabbia, le nostre preghiere e le nostre invocazioni.
Ho bisogno di aggrapparmi alla speranza. Sento il bisogno di pregare, senza sentirmi ipocrita o egoista. Ognuno manifesti la propria disapprovazione, contro quello che è successo, come meglio crede, ma nessuno per favore, si prenda gioco del modo in cui lo fa qualcun altro. Non deve esserci spazio per la polemica, ma lo stesso ed unico sdegno per ciò che continua a succedere. Io non punto il dito verso nessuno a parte i reali ideatori ed esecutori della strage.
C’è bisogno di unità, di guardare nella stessa direzione, di tornare ad avere un posto sicuro in cui vivere e dove crescere i nostri figli. E stanotte pregherò. Per Nizza, per i suoi morti, per chi ora è lacerato dal dolore. E mi auguro che le nostre preghiere diventino un’unica voce. La stessa che è guidata dall’amore, dalla fratellanza, dalla pace e dalla bellezza della diversità.
Utopia, sogno? No. Principi e valori. Universali.
Condivido tutto e grazie Anna