Il cesareo programmato e il “travaglio” emotivo
Dopo aver provato un travaglio vero, ma legato ad una morte anziché ad una vita, avrei tanto tanto voluto che quei dolori, quelle onde d’energia, quella sensazione di liberazione mi venissero di nuovo inflitti per portare alla vita… Ahimè no, sono le 14:19 dell’8/06/2020 e scrivo a 24 ore dalla nascita di mio figlio, sì perché il 9/06/2020 alle ore 14:00 è fissato il parto cesareo, per vicissitudini varie legate alla mia prima riuscitissima gravidanza.
L’ansia è il sentimento prevalente. Sarà che l’ansia ci ha accompagnato per 37 settimane, quindi ormai è una compagna fedele, che ci fa stare vigili, alle volte fin troppo, consci che qualsiasi problema ci fa entrare nello sconforto e nella paura di rivivere delle emozioni difficili da tenere chiuse in fondo al cuore. Dobbiamo fare i conti invece che questa è un’altra storia tutta da vivere. Vivere.
Senso di colpa. Altro sentimento che ci accompagna, perché stiamo decidendo noi anche sotto quale stella debba nascere nostro figlio… cavolo e quindi tutta l’astrologia legata al giorno e ora di nascita? Mistica speranza che siano le stelle a guidare il nostro destino… No, stiamo togliendo anche questo. Nostro figlio non potrà decidere, la data e l’ora è stata decisa in base a: irrequietezza del nascituro (perché in verità voleva nascere molto prima, sto monellino), disponibilità del mio ginecologo, disponibilità della sala parto e già che c’eravamo accordo anche col gli impegni lavorativi di papà…
Sapere quando sarà l’incontro ti mette in uno stato di travaglio emotivo…. Già sai che tra poco più di 24 ore avrai il fagottino tra le mani. Ed è così da una settimana, con frasi “eh martedì prossimo a quest’ora…”, “eh il prossimo week end non saremo più in 3 ma in 4” … senza possibilità di errore. Senza l’incoscienza di organizzare qualcosa e vedersela sfumare per quel fiume in piena della rottura delle acque. Non poter fare la famosa telefonata “Amore, credo che ci siamo, corri a casa, chiama i nonni per tenere Giulia”… Noi domani ci sveglieremo, faremo la doccia, arriveranno i nonni, metteremo la valigia in macchina e andremo in ospedale, all’ora stabilita, come soldatini, compileremo i questionari, le cose burocratiche, metteranno l’agocannula e attenderemo che arrivi il nostro turno. Tutto ciò è di una freddezza agghiacciante, tutto il contrario del travolgimento di un parto naturale.
Piangerò, lo so, e riderò.
Ci vediamo domani Nicola Mattia!