Caro Enzo Bianchi, tutti i santi hanno sofferto e obbedito ma nessuno tenti di imbrigliare la fantasia di Dio
“Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista alla prossima generazione”. Penso che questa verità possa aiutarci a gettare uno sguardo anche nelle cose della Chiesa. Parafrasando, possiamo dire che l’uomo di Chiesa tenta di interpretare la volontà di Dio alla luce della sua fede, della sua storia, delle sue sensibilità. Per forza di cose ogni uomo – quindi anche l’uomo di fede – ha uno sguardo limitato. Fosse anche un profeta ciò che intravede non gli è mai completamente chiaro; per questo ha bisogno dell’imprimatur della Chiesa, che avanza con passo lento, sereno, illuminato dallo Spirito.
Vivere accanto a un santo non è per niente semplice; pur avendo i piedi ben piantati a terra, egli sembra camminare su un altro pianeta. Entriamo in un campo particolare, un campo dove la logica umana, dopo aver fatto il suo dovere, si accorge di non bastare. C’è l’uomo, c’è il santo, c’è la Chiesa. Una Chiesa che, dopo aver annunciato e vissuto il vangelo, sa di doverlo consegnare alle future generazioni. Le incomprensioni che ebbe padre Pio con Agostino Gemelli, i dubbi che nutriva sulla sua vita mistica san Giovanni XXIII, sono stati per lui motivo di sofferenza immensa, sofferenza accolta nello spirito dell’obbedienza e che sono la prova che il frate del Gargano non era un mitomane, un fanatico, un illuso ma un santo. E proprio perché santo, trovava in Dio la forza di baciare la mano di quella Chiesa che lo avrebbe un giorno invocato dopo averlo bastonato.
Penso al dolore che accompagna in questi giorni il caro Enzo Bianchi. Quando diede inizio all’esperienza di Bose aveva poco più di 20 anni, l’età in cui la maggior parte dei giovani, ancora fa i capricci a casa. La sua chiamata ha avuto il sigillo del tempo, della Chiesa, dei cristiani non cattolici, del mondo laico.
Bianchi non è una persona qualsiasi; nessuno di coloro che hanno dato vita a ordini religiosi, congregazioni, movimenti ecclesiali era una persona qualsiasi. Non poteva esserlo di certo Chiara Lubich, una ragazza che dal niente, in piena Seconda guerra mondiale, dà vita al movimento dei Focolarini. Non erano persone qualsiasi Francesco d’ Assisi, Ignazio di Lojola, Giovanni Bosco. Non lo erano Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, Benedetto XVI. Non lo è papa Francesco.
Costoro sono dei giganti del pensiero, della fede, della carità, della Chiesa. Nessuno oserebbe affermare il contrario. Le personalità forti s’impongono; quando parlano, agiscono, decidono lo fanno con autorevolezza. Un’autorevolezza che, pur non volendo, potrebbe, a lungo andare, essere d’intralcio al cammino ordinario di una comunità. Il profeta vede lontano, è vero, per questo deve esercitare in modo eroico le virtù della pazienza e dell’umiltà, ben sapendo che i poveri mortali, hanno lo sguardo più corto. Don Primo Mazzolari è stato un profeta, certamente; ma quanto ebbe a soffrire da parte della Chiesa che amava e serviva con lealtà e trasparenza. Oggi ci verrebbe da dire che la Chiesa del suo tempo fu miope. È vero? Sì e no. Don Mazzolari, padre Pio, Chiara Lubich, madre Teresa, erano destinati a oltrepassare il confine della propria morte, dovevano arrivare lontano e dare, perciò, garanzie inoppugnabili anche alle future generazioni.
Negli anni che verranno, nessuno potrà mai insinuare, riguardo a padre Pio, che la Chiesa del suo tempo brigò per creare un santo a tavolino per ingannare gli ingenui. I santi sono stati, e sempre saranno, come Gesù, trampolini di lancio o pietre d’ inciampo. La prova del nove per una grande personalità della Chiesa, non è tanto la cultura, l’intelligenza, la realizzazione di grandi progetti, ma la carità vissuta nell’obbedienza e nell’umiltà.
Io credo che Gesù, che a Enzo Bianchi ha voluto molto bene, lo stia preparando per un salto più alto dei tanti che ha fatto in questo mezzo secolo. Enzo lo sa, ce lo ha insegnato tante volte: la fede non vive di rendita. Si cammina, si corre, si avanza per strade che non sempre abbiamo previsto.
L’anziano cardinale Ratzinger non vedeva l’ora di ritornare in Germania per il meritato riposo. Tutto era già pronto per il viaggio. Lo Spirito Santo decise diversamente. Chinò il capo. Obbedì. Divenne papa Benedetto.
Nessuno tenti di imbrigliare la fantasia di Dio.
Grazie, fratel Enzo. Hai camminato, hai corso, hai lottato, hai aperto strade inesplorate, adesso il Signore ti chiede di staccarti dalla terra e di volare. Hai le vertigini? Buon segno. Abbassa la testa e ripeti ancora una volta il tuo sì.