La storica rivista culturale Erba d’Arno compie 40 anni
La rivista culturale Erba d’Arno compie 40 anni.
Domande al direttore Aldemaro Toni. Un traguardo importante per un trimestrale che si inserisce nel panorama delle riviste culturali fiorentine.
Nata a Fucecchio, ha la sua sede nel cuore del centro storico, nel suggestivo Palazzo Doddoli-Costagli, dove nacque Indro Montanelli, che si è speso anche per Erba d’Arno. La rivista può contare su collaborazioni da molte parti d’Italia, anche se i testi in prevalenza provengono da una vasta rete di autori dell’area toscana.
Erba d’Arno ha una storia che affonda le sue radici nel 1980, quando amici che erano appartenuti al gruppo de Il Poggio, nato negli anni ‘60, decise di scommettere su un progetto nuovo. Oggi, benché il quadro storico sia mutato, Erba d’Arno continua a portare avanti quel progetto con l’intento di diffondere la cultura con abbonati in tutto il territorio nazionale, non solo in Toscana.
Di fianco alla rivista inoltre è nata anche una piccola casa editrice: le Edizioni dell’Erba, che nel tempo ha messo insieme un consistente catalogo di monografie sviluppando i temi della rivista stessa.
Quando e come è nata Erba d’Arno?
La rivista nacque da un gruppo già affiatato, quello de Il Poggio, che operò dal 1964 al 1969. Il gruppo poi si sciolse a seguito dei mutamenti del ’68. Eravamo in sei: – dice Aldemaro Toni – Piero Malvolti, Alberto Malvolti, Marco Cipollini, Luigi Fatichi, Riccardo Cardellicchio ed io. Alcuni personaggi del mondo letterario fiorentino (Carlo Betocchi, Mario Luzi, Alessandro Parronchi, Dante Giampieri, Maurilio Adriani, Enzo Fabiani ed altri) ci dettero subito credito e noi iniziammo con la rivista. Fu accolta bene perché corrispondeva ad un bisogno: venivamo dagli anni della crisi della società italiana. All’indomani di questi anni di piombo sentivamo che doveva nascere qualcosa di nuovo, una speranza.
Una progressiva rete di collaborazioni.
Poco dopo i primi numeri entrarono nella redazione lo scrittore empolese Luigi Testaferrata, (inserito nella selezione del Premio Campiello col suo romanzo “L’Altissimo e le rose”), e l’archelogo santacrocese Agostino Dani. E fin da subito furono presenti nella rivista i poeti Dante Giampieri e Valerio Vallini, il noto scrittore giornalista Manlio Cancogni, l’archeologo Andrea Vanni Desideri, e poi: Italo Moretti, Marco Moretti (sua un’intervista a Primo Conti apparsa nel n.12 del 1983), e ancora da Firenze, Renzo Ricchi e Carlo Lapucci. Proficuo contatto fu quello stabilito con lo storico gruppo lucchese di Giuseppe Ardinghi e Felice Del Beccaro, realizzato tramite la giovane Daniele Marcheschi, Carlo Cassola, Giorgio Caproni, Geno Pampaloni ed altri. Sono stati i collaboratori per cui rischiamo di omettere nomi in questo elenco. Rimandiamo perciò al prezioso indice degli autori (ora anche on line) e al “Quaderno dei sommari” pubblicato nel 2015 ma ora reperibile aggiornato nel web. .
Scrittori non solo toscani.
Da più lontano, dalla provincia di Teramo, giunsero (presentati dal fiorentino Mario Materassi) i racconti di Francesco Marroni. Un tempo da Roma collaborava il giornalista della Rai Franco Simongini, poi, sempre da Roma, con note oppure ampie schede di critica cinematografica, Franco Baccarini; successivamente, dalla capitale collabora anche il giovane Bonifazio Mattei; da Milano il poeta e critico Sergio Spadaro; da Bari l’ottimo incisore Pietro Tarasco; dalla Sicilia (dal 1998 al 2005) arrivarono a Erba d’Arno poesie di Lucio Zinna, da Napoli, di Franco Riccio; dalla Liguria, note di taccuino di Sergio Peirano. Più volte presente con sue poesie, fino alla sua scomparsa nel 2016, è stata Lina Fritschi, a rievocare, sentendosi un po’ in esilio in Toscana, la sua Pinerolo (imminente un’antologia tradotta in tedesco dallo svizzero Christoph Ferber). Altra più recente presenza femminile è quella di Maria Teresa Tarsitano che puntualmente invia alla rivista sue note di taccuino dal Canada.
Come è fatta Erba d’Arno?
Fin dall’inizio hanno preso vita e hanno caratterizzato la rivista: la sezione “I luoghi e i tempi”, dedicata alla letteratura di memoria, spesso riguardante il territorio in cui la rivista è radicata; la sezione “Ragione delle lettere” in cui sono pubblicati testi inediti, con un attento riguardo alla scoperta di nuovi autori ma anche volta al ricupero di autori dimenticati (come è il caso dello scrittore fiorentino-fucecchiese Giangiacomo Micheletti); la sezione “Saggi e ricerche”, aperta a studi di storia con particolare riferimento all’area toscana; la sezione “Note e rassegne” che si occupa di arte, archeologia, cinema, musica e quanto altro interessano la ricerca e il dibattito culturale; poi la sezione “Taccuino” che puntualmente dà spazio a particolari note di viaggio. Ultimamente è attiva una sezione “Interventi”, nella quale figurano varie prese di posizione su svariati argomenti. Conclude da sempre la sezione “Giornale”, utile per l’informazione sulle novità librarie e sugli eventi culturali. In ogni fascicolo sono inserite riproduzioni in quadricromia di opere di artisti contemporanei.
Diffusione in Toscana e, mediante abbonamento, in Italia e all’estero.
La rivista conta in un buon numero di abbonati in tutta Italia e fa scambi con istituti culturali esteri (l’Università di Toronto, della California, di Lugano, di Grenoble). Molti sono gli scambi con altre riviste del settore. Come tante altre riviste di cultura vive anche di aiuti da parte di enti sensibili alla diffusione e alla difesa dei beni culturali. Per questo da un buon numero di anni Erba d’Arno pubblicamente ringrazia il Comune di Fucecchio e la Fondazione C.R. di Firenze.