Riprendiamo il gusto di scrivere bene, compresa la cura dei particolari e…della ortografia!
Sempre più spesso mi rendo conto di una cosa. Gli italiani non sanno più scrivere correttamente nella loro lingua madre. Internet ha dato a tutti la possibilità di scrivere, subito, velocemente, accendiamo il computer, pigiamo sulla testiera e tutto il mondo può leggere il nostro pensiero nello stesso istante in cui viene scritto.
Abbiamo però pagato la velocità con la capacità di scrivere senza errori.
Io davvero rimango stupita da quanto siano incerte le conoscenze grammaticali, sintattiche e ortografiche dell’italiano medio che scrive sui social. Non so se è sempre stato così e internet ha soltanto fatto venire alla luce il fenomeno, o se appunto, con l’avvento dell’informatica e dei messaggi veloci il problema si è accentuato. Credo tuttavia che negli ultimi anni il problema si sia aggravato, e di molto.
I nostri nonni che non sono potuti andare a scuola a causa della guerra o della povertà si vergognavano delle loro scarse conoscenze e chi ha potuto ha cercato di rimediare, a volte arrivando fino alla laurea.
Ora invece ci si vanta della propria ignoranza e si denigra chi cerca di correggere almeno gli errori più evidenti. Mi chiedo il perché.
Non siamo tutti Dante Alighieri o Rita Levi Montalcini, ma scrivere in maniera corretta nella propria lingua credo sia il minimo indispensabile che dobbiamo pretendere da tutti noi. Per fare una torta buona bisogna seguire le regole della ricetta, non è la stessa cosa cuocerla e 180 gradi o a 120. Per lavare i panni non è la stessa cosa usare il latte invece del detersivo.
Allo stesso modo non è la stessa cosa scrivere a o ha, c’è o ce.
Se Michelangelo non avesse seguito le regole dell’arte e del disegno (a me del tutto sconosciute ma sicuramente ci sono delle regole) la sua cappella Sistina non sarebbe stato il capolavoro che è. Immaginatevi una Divina Commedia o I promessi sposi zeppi di errori grammaticali.
La scrittura dà forma al nostro pensiero, se la frase non è giusta anche il nostro pensiero perde di valore. Non è vero che “l’importante è che si capisca quello che voglio dire”.
Un cavallo disegnato seguendo le regole e le proporzioni è molto più bello di un cavallo con cinque zampe o il muso troppo grande rispetto al corpo. Poi il cavallo di Caravaggio è molto più bello del cavallo disegnato da me ma questo è un altro discorso.
Riscopriamo la bellezza, la cura dei particolari, l’attenzione nelle cose che scriviamo e che facciamo. Il gusto di fare bene le cose. Barattiamo un po’ di velocità con una maggiore cura dei particolari.
Se il messaggio arriva 10 minuti dopo, non importa, perché sarà molto più bello di un messaggio scritto in fretta e furia.
La bellezza, anche nelle cose più ordinarie, non è mai inutile, perché ci fa bene, e ci fa stare bene.