Svegliatevi Sacerdoti! Il Papa invita sacerdoti e suore a non rimanere chiusi nelle chiese chiuse
Con attenzione ho riletto l’Omelia di questa mattina a Santa Marta perchè alle 7 di stamattina ho temuto di non aver colto appieno il senso delle ferme, quanto durissime, parole di Papa Francesco.
Parole che non hanno avuta la eco di ieri (chissà perchè) ma sono un chiaro invito ai vescovi, preti e suore a non rimanere chiusi nelle chiese chiuse ma ad andare dal popolo a portare Cristo, a incontrare i fedeli anche dai balconi, a confessare!
Il Papa lo fa con questo esempio
L’altro ieri mi è arrivata una fotografia di un sacerdote, parroco di montagna, di tanti paesini, in un posto dove nevica, e nella neve portava l’ostensorio ai piccoli paesini per dare la benedizione. Non gli importava la neve, non gli importava il bruciore che il freddo gli faceva sentire nelle sue mani a contatto con il metallo dell’ostensorio: soltanto gli importava di portare Gesù alla gente.
Dove siete fratelli sacerdoti? Svegliatevi anche voi, pare che dica il Papa, fateci sapere che ci siete, fate suonare le campane, celebrate la messa sui tetti e mettete gli amplificatori!
Mandateci il vostro racconto, la vostra fotografia, il Centuplo è a completa disposizione.
Ecco il testo completo dell’Omelia
“E ciascuno tornò a casa sua” (Gv. 7,53) : dopo la discussione e tutto questo, ognuno tornò alle sue convinzioni. C’è una spaccatura nel popolo: il popolo che segue Gesù lo ascolta – non se ne accorge del tanto tempo che passa ascoltandolo, perché la Parola di Gesù entra nel cuore – e il gruppo dei dottori della Legge che a priori rifiutano Gesù perché non opera secondo la legge, secondo loro.
Sono due gruppi di persone. Il popolo che ama Gesù, lo segue e il gruppo degli intellettuali della Legge, i capi di Israele, i capi del popolo. Questo si vede chiaro “quando le guardie tornarono dai capi dei sacerdoti e dissero: “Perché non lo avete condotto qui?”, risposero le guardie: “Mai un uomo ha parlato così”. Ma i farisei replicarono loro: “Vi siete lasciare ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi dei farisei? Ma questa gente che non conosce la Legge è maledetta” (Gv. 7,45-49). Questo gruppo dei dottori della Legge, l’élite, prova disprezzo per Gesù. Ma anche, prova disprezzo per il popolo, “quella gente”, che è ignorante, che non sa nulla. Il santo popolo fedele di Dio crede in Gesù, lo segue, e questo gruppetto di élite, i dottori della Legge, si stacca dal popolo e non riceve Gesù. Ma come mai, se questi erano illustri, intelligenti, avevano studiato? Ma avevano un grande difetto: avevano perso la memoria della propria appartenenza a un popolo.
Il popolo di Dio segue Gesù … non sa spiegare perché, ma lo segue e arriva al cuore, e non si stanca. Pensiamo al giorno della moltiplicazione dei pani: sono stati tutta la giornata con Gesù, al punto che gli apostoli dicono a Gesù: “Congedali, perché vadano via a comprarsi da mangiare” (cfr. Mc 6,36). Anche gli apostoli prendevano distanza, non avevano in considerazione, non disprezzavano, ma non avevano in considerazione il popolo di Dio. “Che vadano a mangiare”. La risposta di Gesù: “Date voi da mangiare a loro” (cfr. Mc. 6,37). Li rimette nel popolo.
Questa spaccatura tra l’élite dei dirigenti religiosi e il popolo è un dramma che viene da lontano. Pensiamo, anche, nell’Antico Testamento, all’atteggiamento dei figli di Elì nel tempio: usavano il popolo di Dio; e se viene a compiere la Legge qualcuno di loro un po’ ateo, dicevano: “Sono superstiziosi”. Il disprezzo del popolo. Il disprezzo della gente “che non è educata come noi che abbiamo studiato, che sappiamo …”. Invece, il popolo di Dio ha una grazia grande: il fiuto. Il fiuto di sapere dove c’è lo Spirito. È peccatore, come noi: è peccatore. Ma ha quel fiuto di conoscere le strade della salvezza.
Il problema delle élite, dei chierici di élite come questi, è che avevano perso la memoria della propria appartenenza al popolo di Dio; si sono sofisticati, sono passati a un’altra classe sociale, si sentono dirigenti. È il clericalismo questo, che già si dava lì.
“Ma come mai – ho sentito in questi giorni – come mai queste suore, questi sacerdoti che sono sani vanno dai poveri a dare loro da mangiare, e possono prendere il coronavirus? Ma dica alla madre superiora che non lasci uscire le suore, dica al vescovo che non lasci uscire i sacerdoti! Loro sono per i sacramenti! Ma a dare da mangiare, che provveda il governo!”. Di questo si parla in questi giorni: lo stesso argomento. “È gente di seconda classe: noi siamo la classe dirigente, non dobbiamo sporcarci le mani con i poveri”.
Tante volte penso: è gente buona – sacerdoti, suore – che non hanno il coraggio di andare a servire i poveri. Qualcosa manca. Quello che mancava a questa gente, ai dottori della Legge. Hanno perso la memoria, hanno perso quello che Gesù sentiva nel cuore: che era parte del proprio popolo. Hanno perso la memoria di quello che Dio disse a Davide: “Io ti ho preso dal gregge”. Hanno perso la memoria della propria appartenenza al gregge.
E questi, ognuno, ciascuno tornò a casa sua (cfr. Gv. 7,53). Una spaccatura. Nicodemo, che qualcosa vedeva – era un uomo inquieto, forse non tanto coraggioso, troppo diplomatico, ma inquieto – è andato da Gesù poi, ma era fedele con quello che poteva; cerca di fare una mediazione e prende dalla Legge: “La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?” (Gv 7,51). Gli risposero; ma non risposero alla domanda sulla Legge: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia. Sei un ignorante, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta” (Gv 7,52). E così hanno finito la storia.
Pensiamo anche oggi a tanti uomini e donne qualificati nel servizio di Dio che sono bravi e vanno a servire il popolo; tanti sacerdoti che non si staccano dal popolo. L’altro ieri mi è arrivata una fotografia di un sacerdote, parroco di montagna, di tanti paesini, in un posto dove nevica, e nella neve portava l’ostensorio ai piccoli paesini per dare la benedizione. Non gli importava la neve, non gli importava il bruciore che il freddo gli faceva sentire nelle sue mani a contatto con il metallo dell’ostensorio: soltanto gli importava di portare Gesù alla gente.
Pensiamo, ognuno di noi, da quale parte stiamo, se siamo in mezzo, un po’ indecisi, se siamo con il sentire del popolo di Dio, del popolo fedele di Dio che non può fallire: ha quella infallibilitas in credendo. E pensiamo all’élite che si stacca dal popolo di Dio, a quel clericalismo. E forse ci farà bene a tutti il consiglio che Paolo dà al suo discepolo, il vescovo, giovane vescovo, Timoteo: “Ricordati di tua mamma e di tua nonna” (cfr. 2 Tim. 1,5). Ricordati di tua mamma e di tua nonna. Se Paolo consigliava questo era perché sapeva bene il pericolo al quale portava questo senso di élite nella dirigenza nostra.