“Mi spiace per i tuoi amici della Croazia”, mi ha detto mio figlio Matteo
Ho provato a spiegare ai miei figli perchè, per tutti i Mondiali di Russia, ho tifato Croazia rivedendo nel volto di Rakitic, Modric, Subasic e via dicendo, tanti anni della mia vita.
Ho provato a spiegare loro del mio “volontariato” nella ex Jugoslavia che ha avuto “sfogo” nel libro “Sretan Put – Buon Viaggio“.
Ho provato a far vedere loro qualche foto e in ognuna il ritorno di quegli occhi tristi, dolci, orgogliosi che ho ritrovato in Mandzukic, Perisic, Brozovic….
Ho parlato loro di Dana e Branko, amici, sposi, conosciutisi grazie alla guerra, segno che tutto è possibile anche nei momenti peggiori della vita.
Ho parlato loro di tanti altri, conosciuti in quei viaggi, e… chissà dove saranno.
Mi sono accorto che devo riprendere quell’esperienza e raccontarla meglio.
Ho percorso per anni, in lungo e in largo, le “strade” che dal confine con la Slovenia scendevano verso Zadar, Trogir, Split e poi Mostar e poi Zenica e poi Sarajevo e chissà se quel bambino che tirava calci a un pallone, dietro l’ospedale di Mostar, era uno di loro…
Conosco quei popoli, la loro identità, la loro fierezza, la loro bellezza e per il solo fatto di arrivarci, per me avevano già vinto il loro mondiale.
Non ho tifato Croazia perché contro la Francia ma perché per me una seconda terra che ho cercato in piccolissima parte di aiutare e dalla quale ho ricevuto tanto.
Mi sono accorto che devo prendermi il tempo giusto, a distanza di anni, per ripercorrere quegli anni e raccontarli meglio: per me, per i miei figli, per chi giudica troppo presto.
Spiace anche a me, figlio mio, soprattutto mi spiace che la loro infanzia sia stata tremendamente diversa dalla nostra.
Buon viaggio ragazzi. Sretan Put.