Incanto e disincanto nel seguire il Papa a Nomadelfia
Ho avuto il privilegio di seguire il Papa nella sua visita pastorale a Nomadelfia (seguite sul loro sito tutto il fantastico, dettagliato e fotografico resoconto) per i motivi che ho raccontato nel mio blog personale.
Ho dato loro qualche suggerimento tecnico, ho ricevuto il centuplo. Ho dato loro le mie briciole di pane, torno a casa con una forma di formaggio e tre bottiglie di vino.
Nomadelfia è da sempre questo: un luogo sì dove la fraternità è legge ma anche dove la gratuità, spirituale e materiale, viene continuamente raddoppiata in modo esponenziale fino a raggiungere vette difficili da calcolare e comprendere, con la mente umana, ma possibili solo da vivere, amare, condividere.
Ho vissuto con incanto anche questa esperienza. Incanto nel vedere come tutti i figli di don Zeno (i miei amici) si sono preparati e “incravattati per l’evento” abbandonando per qualche ora la mungitura delle vacche, il lavoro nei campi, il cappellino e la penna sull’orecchio da improvvisato architetto, l’abito da maestra delle elementari e via dicendo.
Ho vissuto con incanto l’arrivo del Papa semplice, del Papa della tenerezza in uno dei luoghi dove la tenerezza è legge e che vuole essere “piccola realtà della sua grande chiesa della tenerezza”.
Ho trascorso queste giornate con disincanto, coinvolto ma non del tutto, per poter continuare a dare consigli, suggerimenti, per comunicare meglio l’evento.
Ho comunicato l’evento col disincanto di chi doveva svolgere un servizio per permettere ad altri di godersi al meglio ogni istante, ogni sguardo, ogni abbraccio, ogni sorriso, ogni parola del Suo discorso.
Ho amato e amato tutto questo e tutti i protagonisti e confermo ancora una volta che ho già ricevuto il Centuplo su queste terra e voglio provare, con queste poche righe, a condividerlo con voi.
Grazie