Quando Papa Francesco ci disse: “Ora è lei la tua teologia”
“Santità, noi ci siamo già conosciuti quattro anni fa, mentre studiavo teologia…” Al sentire quelle parole Francesco ha deciso di fermarsi per donarsi due minuti a noi, sposi novelli…
Era il 9 novembre 2022, mercoledì, giorno in cui al termine dell’udienza il santo padre passava a salutare gli sposi novelli, vestiti come nel giorno del matrimonio, seduti a pochi passi dall’altare in piazza San Pietro. Seguendo con lo sguardo Francesco, mentre salutava gli sposi che ci precedevano, ci eravamo resi conto che quella non sarebbe stata l’occasione per dialogare con il santo padre: eravamo davvero tanti e Francesco, su una carrozzina, aveva solo il tempo di stringere le mani e donare un sorriso e una benedizione alle tantissime coppie di sposi presenti.
Vedendolo avvicinarsi, il battito del nostro cuore aumentava, le mani iniziavano a sudare e mille pensieri si affollavano nelle nostre menti: quante cose avremmo voluto dirgli, quante parole avremmo voluto poter pronunciare per esprimergli il nostro affetto, ma non ce ne sarebbe stato il tempo.
E così, quando, dopo aver salutato gli sposi che ci precedevano, Francesco si è avvicinato a noi e ci ha stretto le mani, fra le mille cose che avremmo voluto dirgli, una ha avuto il sopravvento: “Santità, noi ci siamo già conosciuti quattro anni fa, mentre studiavo teologia…”. E avvenne quello che neanche speravamo: il santo padre, cambiando espressione e, se possibile, divenendo ancora più paterno e affettuoso, fece cenno a chi spingeva la sua carrozzina di fermarsi. Avvicinandosi ancor più a noi, guardandomi negli occhi e indicando Federica, mi disse: “ora è lei la tua teologia!”.
E, come se non ci fosse nulla di più importante di quel momento che stava donando a noi, con la sua consueta dolcezza ha aggiunto più o meno queste parole: “parlate sempre, è normale anche litigare, ma alla sera, prima di andare a dormire, non terminate la giornata senza aver fatto pace”. Siamo rimasti ad ascoltare Francesco, mentre ci parlava, diceva queste ed altre parole che resteranno per sempre nel nostro cuore, e dopo qualche secondo di silenzio, commossi, siamo solo riusciti a dirgli: “grazie, santo padre, per tutto quello che fa per noi e per la Chiesa”.
Anche questo era papa Francesco: un padre capace di tradurre i suoi insegnamenti teologici in semplici, ma fondamentali azioni quotidiane; la sua tenerezza e la sua paternità sono tratti che resteranno per sempre impressi nel nostro cuore.
Un cristiano non può temere la morte, né disperarsi quando un fratello in Cristo viene chiamato da questa vita alla gioia eterna, ma siamo anche creature, con fragilità e bisogni, e la salita al cielo di Francesco ci ha profondamente addolorati: umanamente stiamo forse sperimentando quello che proviamo quando un nostro nonno, tanto buono e al quale siamo molto legati, ci lascia.
Ma Francesco non era solo un “nonno”: da una parte, il papa è anche un capo di Stato e, in quanto tale, una figura politica, dall’altra, è, soprattutto, il vicario di Cristo su questa terra e pontefice, ossia “ponte con il Cielo”.
E quando ci riferiamo al vicario di Cristo, al successore di Pietro, viene chiamata in causa anche la fede dei credenti, di noi che crediamo che Gesù e “il Cristo, il figlio del Dio vivente” (Matteo 16, 16): a questa professione di fede di Pietro, Gesù gli risponde (e continua a dire a noi ancora oggi): “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Matteo 16, 18-19).
È con questa certezza nel cuore che affidiamo il nostro caro papa Francesco a Dio Padre e preghiamo lo Spirito Santo perché ora sostenga e illumini i cardinali elettori, come ha sempre fatto nella storia. Ci disponiamo ad accogliere il nuovo successore di Pietro, sicuri che Cristo, che ha già sconfitto il peccato e la morte, ci accompagna sempre nel nostro cammino: “ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28, 20). Dio Padre sa di cosa abbiamo bisogno, di cosa ha bisogno ogni uomo, di cosa ha bisogno la storia e, nel suo immenso amore, ci donerà il nuovo pastore che possa continuare a guidare la Chiesa che Cristo stesso ha costituito e di cui ne è il Capo.
È con grande amore ed estrema gratitudine che rivolgiamo un ultimo saluto al nostro amato padre Francesco e continuiamo, uniti con tutta la Chiesa, a pregare il Signore perché si realizzi il suo messaggio di pace e di misericordia.
“Ora è lei la tua teologia”: crediamo che, con queste parole, Francesco abbia voluto ricordarci che possiamo vedere il volto del Padre anzitutto in nostra moglie, in nostro marito, nelle persone che abbiamo accanto, e che, ancor più, possiamo amare Dio anzitutto amando coloro che la Sua Provvidenza dispone sul nostro cammino.
L’ultimo pensiero, riprendendo gli insegnamenti del santo padre e lo spirito de Il Centuplo, che ama dialogare di solo cose belle, non può che andare alla gioia: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (Evangelii Gaudium, Francesco).
Angelo Licameli e Federica Colonnelli
