Moscati: l’Angelo di Leonardo
13 febbraio 1927.
Leonardo Bianchi pranza a casa, poi va all’università Federico II.
Vuole assistere alla conferenza del suo allievo, Cesare Colucci sul problema delle dipendenze.
Bianchi alla Federico II è di casa, come è di casa un ex rettore. Lui è pure un famoso psichiatra, neurologo avanguardista, nonché deputato parlamentare. In pratica a 79 anni è uno che la sa lunga, uno che conta.
Pertanto le robe dell’aldilà gli fanno il solletico, crede in sé e tanto gli basta.
Da anni ha abbandonato ogni pratica religiosa, ha anche tenuto una conferenza contro la divinità di Gesù.
C’è solo un certo Moscati, un suo allievo di anni addietro, che continua a fargli visita ogni tanto provando a riconciliarlo con le cose di fede. Ma figuriamoci.
Così quel pomeriggio Bianchi assiste dalla prima fila all’esposizione di Colucci, con un certo orgoglio come qualsiasi ex docente che vede un suo alunno diventato importante. Quindi al termine chiede la parola, sale in cattedra, parla per dieci minuti degli stupefacenti come elementi di degenerazione umana. È bravissimo sul serio. Conclude, applausi a scena aperta.
Mentre torna al posto, allora si accorge che la vita ha ancora sorprese da riservargli.
Improvvisamente si accascia.
Angina pectoris, acutissima.
Attorno subito il capannello di clinici presenti sul posto.
Ma.
Tra loro, inspiegabilmente, c’è quel benedetto Giuseppe, il Moscati.
Che quel giorno non aveva voglia di stare in università. Ci è andato, dirà, come spinto da un richiamo sovrumano.
Lo scienziato viene portato nella vicina biblioteca, adagiato su una poltrona, tra tutti cerca con gli occhi quelli di Giuseppe.
Che capisce, e “chiamate un sacerdote!” dice, si china sul suo professore, tira dal taschino un crocifisso, glielo fa baciare. Leonardo gli stringe forte la mano.
Giuseppe gli suggerisce le parole, e quello con voce flebilissima ripete per un minuto: Gesù mio, misericordia.
Così muore.
Salvato all’ultimo minuto da Giuseppe che avrebbe raggiunto il cielo anche lui appena due mesi dopo.
Se hai gli amici giusti dalla tua parte, anche se hai fatto le meglio fesserie, ti salvi sempre.
San Giuseppe Moscati, amico mio, prega per noi.
