L’Uovo di Pasqua che non si rompe mai
Ogni famiglia ha i suoi riti, le sue stranezze, i suoi piccoli miracoli.
La nostra, a Pasqua, ha la Battaglia delle Uova.
Da quando mi sono sposato, ho scoperto questa tradizione meravigliosa e un po’ pazza: ci si siede in cerchio, ognuno con il proprio uovo di cioccolato (grandi, piccoli, firmati, economici, con la sorpresa o senza), e si comincia. L’obiettivo? Rompere l’uovo in testa al parente. Non ci sono regole scritte, solo un codice d’onore che prevede di usare la pancia dell’uovo, non la punta, e soprattutto non il fondo piatto dove c’è la plastica dura.
Ma ogni anno, inevitabilmente, qualcuno bara. E ogni anno, inevitabilmente, si ride fino alle lacrime.
Ci sono tecniche affinate negli anni: la finta mossa, il colpo a sorpresa, la doppia mano, l’urlo da gladiatore. E poi c’è il momento in cui tutto il cioccolato si mette insieme al centro della tavola, come a dire: “Abbiamo combattuto, ora condividiamo.” Le sorprese si aprono, si scambiano, si ammirano. E il brindisi finale sa di cioccolato, di allegria, e di amore. Soprattutto di amore.
Eppure, da qualche anno, c’è qualcosa di diverso.
Un uovo – uno solo – non si rompe mai.
Non è sempre lo stesso uovo, ma è sempre quello.
Lo scegliamo a caso, eppure, resta intero. Viene colpito, viene pressato, viene bersagliato con entusiasmo… e niente. Intatto. Come se fosse fatto di una sostanza più resistente. O più sacra.
La prima volta, ci abbiamo riso su.
La seconda, ci siamo stupiti.
La terza, abbiamo cominciato a rispettarlo.
Adesso quell’uovo, ogni anno, viene messo da parte.
Sta in una scatola, in alto sulla credenza, avvolto con un nastrino dorato.
È l’Uovo della Resurrezione, come lo ha chiamato a suo tempo Nonna.
“Non si rompe,” ha detto l’anno scorso, “perché dentro c’è la memoria di chi non c’è più.”
E allora ogni anno, dopo le risate, dopo il brindisi, qualcuno si alza, prende la scatola, e tira fuori l’uovo.
Lo si guarda in silenzio.
Qualcuno dice un nome: nonno Vincenzo.
Qualcuno chiude gli occhi.
Qualcun altro piange, ma dolcemente.
È l’Uovo che non si rompe perché contiene quello che non muore:
i nostri legami, le nostre radici, la nostra fede che la vita non finisce con una tomba, ma continua nel cuore di Dio e nelle risate della Pasqua.
E ogni anno, un nipotino chiede:
“Ma quest’anno l’uovo lo rompiamo?”
E la risposta è sempre la stessa:
“No, amore. Quello resta intero. Perché ci ricorda che l’Amore, quello vero, non si rompe mai.”
