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Dante e don Zeno di Nomadelfia profeti di Speranza

Nel 2025 celebriamo il Giubileo della Speranza, un’occasione per riscoprire il senso del pellegrinaggio spirituale. Chi possiamo considerare il primo grande pellegrino della storia dei Giubilei? Senza dubbio, Dante Alighieri. Egli, attraverso il suo viaggio nella Divina Commedia, incarna il pellegrino per eccellenza, colui che, partendo dal peccato, attraversa la purificazione e giunge alla visione beatifica di Dio. Il suo viaggio interiore si intreccia con la realtà storica del primo Giubileo del 1300, evento che ha segnato profondamente la sua epoca e, forse, lo stesso poeta.

In varie occasioni don Zeno, citando Dante, richiamava con forza: “Fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. In questo senso, Dante e il pellegrino del Giubileo condividono la stessa ricerca di speranza e di redenzione.

Dante e il primo Giubileo della storia (1300)

Nel 1300 Papa Bonifacio VIII indice il primo Giubileo della storia, invitando i fedeli a Roma per ottenere l’indulgenza plenaria. Dante sembra essere stato testimone diretto di quell’evento, come dimostra un celebre passaggio dell’Inferno (XVIII, 28-33), dove descrive i pellegrini sul Ponte Sant’Angelo, immersi in un cammino di conversione. Anche don Zeno ci insegna che il cammino della fede non è mai solitario, ma condiviso nella fraternità. La fraternità è concretamente visibile, oltre che nell’attenzione agli altri, anche nell’uso sobrio dei beni: “Ecco, voi dovete vedere la povertà in questa funzione: l’uso delle cose secondo la legge del Signore”. Per sostenere l’importanza di abbracciare la povertà per creare migliori condizioni di vita per tutti, utilizzava la citazione di Dante: “Per correr miglior acqua alza le vele, omai la navicella del mio ingegno che lascia dietro sé un mare sì crudele…”

La Divina Commedia: un pellegrinaggio di speranza

Dante è un pellegrino non solo fisicamente, ma soprattutto spiritualmente. Il suo cammino dalla selva oscura alla visione di Dio è una parabola della speranza cristiana. Tre tappe segnano questo percorso:

Inferno: la perdita della speranza. Qui tutto è disperazione, e il verso scolpito sulla porta dell’Inferno lo conferma (“Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”).

Purgatorio: la rinascita della speranza. Qui le anime sanno che un giorno vedranno Dio. Nel 1955, Don Zeno, richiamandosi a Dante, diceva: “La speranza è certezza, non illusione”.

Paradiso: la speranza che si compie. Dante incontra San Giacomo, che gli chiede di spiegare la speranza cristiana: “Speme, diss’io, è un attender certo della gloria futura”.

Il cammino del pellegrino: dalla disperazione alla luce

Una delle immagini dantesche più utilizzata da don Zeno era: “Sta fermo come torre che non crolla la sua cima per soffiar de’ venti”. Questa visione descrive perfettamente la forza della speranza che sostiene il pellegrino nel suo viaggio. Nomadelfia stessa è un segno di speranza, una testimonianza concreta di come sia possibile vivere il Vangelo nella quotidianità.

Dante e la Speranza cristiana

La Speranza, insieme alla Fede e alla Carità, guida Dante nella sua ascesa. Nel Paradiso (XXXIII, 12), è la Vergine Maria, “speranza vivente”, a essere invocata come mediatrice della salvezza. Irene è stata la prima ad accogliere la proposta di don Zeno di farsi “mamma di vocazione” per donare la maternità ai figli che l’avevano perduta per varie ragioni. E questo amore è incondizionato, perché ripete l’amore di Dio e per noi, a volte “ripugna al senso e non alla ragione”, come diceva Dante. Don Zeno, infatti , affermava: “L’amore non è sentimento, è un atto di verità”. L’amore diventa un fatto concreto e perciò un atto di speranza nei confronti dei figli e dei fratelli. Questo richiama il Giubileo della Speranza: un’occasione per riscoprire il valore della conversione e della misericordia.

Conclusione: Dante e il Giubileo della Speranza

Dante ci insegna che il pellegrinaggio non è solo un atto fisico, ma un viaggio interiore di conversione. Il Giubileo del 2025 ci offre l’opportunità di riscoprire questa dimensione di speranza, così come Dante la visse nel 1300. Nomadelfia, con la sua testimonianza di fraternità, incarna questo messaggio.

Don Zeno amava citare Dante: “Uscito fuor dal pelago alla riva, si volge all’acqua perigliosa e guata”. Ma, parlando ai figli tratti dalla strada e anche a coloro che lo avevano seguito, la completava invitandoli a farsi da “naufraghi salvatori di altri naufraghi”. Perché il riconoscere di aver scampato un pericolo, ci deve spingere a donare la vita ritrovata per aiutare altri ad ottenere lo stesso dono.  Come Dante, anche noi siamo chiamati a lasciare le acque infide del peccato e della sfiducia per incamminarci verso la luce della fede.

Nomadelfia non è solo un’idea, ma una realtà vivente, un luogo dove il Vangelo si fa carne, dove la fraternità è più di un concetto: è vita quotidiana, concreta, vissuta con impegno e sacrificio. Essa rappresenta la speranza realizzata, il sogno di una società dove nessuno è abbandonato, dove la giustizia e l’amore regnano sovrani. Se Dante ha cantato la speranza della salvezza eterna, Nomadelfia canta la speranza di un mondo più giusto, dove ogni uomo può ritrovare la sua dignità.

Nella mia introduzione al libro “Cento domande a Dante e cento risposte”, rifletto su come la continua rilettura e studio della Divina Commedia mi abbia fatto credere profondamente nel Paradiso. Non solo quello nell’aldilà, dove sono certo che un giorno ci ritroveremo tutti, ma anche quello già possibile qui sulla terra. E se esiste un luogo che più di ogni altro incarna questo sogno, è proprio Nomadelfia: una terra in cui la fraternità si fa concreta, dove il Vangelo è vissuto giorno per giorno, come un anticipo del Paradiso che ci attende.

PROGRAMMA DELLA FESTA

dalle 1745 alle 1845 in diretta su Radio Mater da NOMADELFIA ROMA
“Dante e don Zeno profeti di speranza”
programma mensile “solocosebelle” a cura di Giorgio Gibertini – direttore de Ilcentuplo
intervengono
Paolo Velonà – autore de “Cento domande a Dante e cento risposte”
Maria Sole BIonaz – dantista
Jessica Barcella – responsabile Cento Canti
Francesco di Nomadelfia

a seguire

ore 19.30 Cena di Compleann9 – su prenotazione al numero 3497944431

0re 20.30 premio Ilcentuplo – solocosebelle a Giancarlo presidente di Nomadelfia

ore 21 spettacolo teatrale tratto dal libro di Giorgio Gibertini e Paolo Velonà “Cento domande a Dante e Cento risposte”

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