In “Cinque donne del Sud” la storia dell’Italia e di tutte noi
“A l’alta fantasia qui mancò possa…
Al termine dello spettacolo Cinque donne del sud, magistralmente interpretato da Beatrice Fazi, sono rimasto in un silenzio felice, incapace di esprimere un parere rapido di approvazione, se non con un semplice cenno della testa e il sorriso soddisfatto. Ho dovuto riflettere per qualche ora, facendo sedimentare tutto prima nella mente e poi nel cuore, ed ora eccolo qui, su questa tastiera.
Ancor facendomi aiutare dal Sommo Poeta, giocando facilmente sull’omonimia con la Beatrice dantesca, penso che anche alla Fazi possiamo dedicare un’altra celebre espressione che recita così: «Quella che imparadisa la mia mente…» (che eleva la mia mente a gioie paradisiache).
Parlo di Paradiso in terra, quello che ci ha raccontato la Fazi, su un testo scritto e diretto da Francesca Zanni (presente in sala anche lei, visibilmente felice per la serata), e che si è snodato in uno spaccato di 100 anni della nostra storia. Per “nostra” non intendo solo quella dell’Italia, ma quella di tutti noi, perché la nonna con quella sottana e la figlia adolescente ce le ricordiamo o le stiamo vivendo anche ora.
Beatrice fa parte della nostra vita, perché ce la racconta con maestria e simpatia in questo teatro, ed è la stessa che poi, scesa dal palco dopo aver interpretato cinque donne di epoche diverse, si concede all’abbraccio e ai selfie di tutti gli spettatori, anche qui, di età molto varie. Si sofferma con calma e dedizione su ciascuno: dal signore anziano che la segue in tv come cuoca nel programma Quel che bolle in pentola e le porta una ricetta, alla giovane madre salvata dall’aborto grazie a un suo intervento e alla pronta collaborazione del Centro aiuto alla vita.
La Fazi, bravissima e attentissima a non perdersi nel copione (come faccia non lo so!), si fa aiutare solo da qualche video e da un baule pieno di vestiti, che all’occorrenza si trasforma anche in una vasca idromassaggio. Attraversa il tempo e ci guida per mano, parlando salernitano, napoletano, romanesco, americano e persino milanese. E io, di origine milanese, che vivo a Roma e adoro Salerno, mi sono sentito raccontato in ogni scena.
Attraverso queste figure, lo spettacolo offre uno spaccato dell’evoluzione della condizione femminile in Italia, mostrando come, nonostante i progressi, le sfide legate ai sentimenti e alle relazioni rimangano universali e senza tempo. E come spesso, andare controcorrente sia la risposta a tutto e la via per stare bene con se stesse.
Beatrice Fazi, con la sua interpretazione straordinaria, ci ha guidato in un viaggio che è stato non solo storico e culturale, ma anche profondamente umano. E come Dante con la sua Beatrice, anch’io ho trovato in lei una guida verso una felicità che sa di Paradiso.
Cercate questo spettacolo, mi ringrazierete, ma soprattutto, resterete stupiti in contemplazione.
