L’incontro – un racconto di Benedetta Bindi
L’ho incontrato alla stazione, il mio treno aveva un’ora di ritardo, così ero uscito a fumare l’unica sigaretta della giornata che ancora mi concedo. Ho trovato un parchetto, a ridosso della stazione.
Lui era lì fermo, con un mazzo di fiori in mano.
I suoi capelli erano bianchi, avrà avuto più di settant’anni, forse anche ottanta, era serio. Io ho chiamato a casa, dovevo avvisare Anna Rita, mia moglie, del ritardo. Lui mi guardava, ma non si muoveva, essendo medico, forse per deformazione professionale, appena ho attaccato con lei, gli sono andato incontro, pensando avesse bisogno d’aiuto.
“Le serve qualche cosa signore ?” , lui mi ha risposto, dopo qualche secondo sorridendomi: “sì! mi serve”
Mi sono avvicinato, pensando che quel “lei”, fosse riferito a me.
“mi dica?” e lui: “mi dica cosa?” piuttosto indispettito.
Allora garbatamente gli ho detto: “mi scusi avevo capito avesse bisogno di me, che quel Lei, fosse riferito a me! Sa, sono un medico…”
Il vecchio signore è scoppiato in una risata, e mi ha detto: ”era riferito a Anetta, attendo Anetta, mia moglie. Arriva con il treno. Sa…” indicando il mazzo di fiori, “le compro sempre i fiori. Anche adesso che sono vecchio, anche più vecchio di quanto lei creda”.
Stupito ho risposto: “Molto gentile da parte sua, alle donne piacciono sempre i fiori”.
Poi lui si è avvicinato ancora a me, e mi ha preso a braccetto: “mia moglie è bella, non ha idea quanto, le regalerei l’intero fioraio, stiamo insieme da cinquant’anni! Sono tanti!”.
Poi mi ha raccontato di quando si erano conosciuti, dei gusti di lei, dei consigli che gli dava, e i minuti passavano, ad un certo punto ho visto arrivare un’auto e fermarsi davanti a noi.
È scesa una bella donna, elegante, con un cappotto bianco, e i capelli lunghi biondi, ha urlato: “papà sei qui? Mi hai fatto prendere paura! Sempre la stessa storia, sei scappato di nuovo!”
Lui mi ha lasciato il mio braccio e ha detto : “ecco la rompiscatole! Da quando è bambina è così, vuole decidere tutto lei! Tignosa fin da piccola, poteva piangere anche ore, per ottenere ciò che voleva!”
Da vicino a guardarla era ancora più bella, con dolcezza mi ha detto: “Mi scusi! Mio padre scappa dalla badante appena lei è occupata in qualcosa, lui ha l’Alzheimer, e vuole sempre venire qui al parchetto della stazione. Ogni giorno mia madre prendeva il treno per andare a lavorare, e lui ogni giorno la veniva a prendere, si trovavano qui al parchetto, dove lui parcheggiava la macchina. Crede ancora sia viva, mi scusi se l’ha tediata con i suoi discorsi”.
A quel punto Giuliano, così si chiama, ha detto: “tu non capisci niente! mamma adesso arriva, se andiamo via non ci trova! Non la vuoi mai aspettare? Come sei sempre capricciosa! Come sempre!”
La figlia l’ha preso per mano, gli ha detto che sarebbe andata lei più tardi alla stazione perché il treno ritardava. Mi ha guardato e ha detto: “vero che ritarda?” ed io ho fatto un segno di assenso.
A fatica l’ha portato via, mentre suo padre si posava l’indice sulla tempia, come a dirmi : “mia figlia è matta”.
In auto ha abbassato il finestrino, e salutandomi mi ha detto: “A domani, ci vediamo alle sei quando vengo a prendere Antonietta!”
Io gli ho fatto sì con il volto, e l’ho salutato con la mano.
Quest’incontro mi ha insegnato una cosa, che il vero amore è veramente per sempre.
