Dante Alighieri pellegrino all’epoca del primo Giubileo
22 febbraio del 1300: festa della Cattedra di San Pietro. Dal balcone del Laterano, papa Bonifacio VIII annuncia “la grande perdonanza”, il primo Giubileo della storia della Chiesa. E sempre in quel benedetto anno 1300 Dante immagina il suo personale viaggio. La settimana santa iniziava il giovedì 7 aprile per concludersi il 10, con la Domenica di Resurrezione. Fu forse in quei giorni che Dante ebbe modo di vedere i viandanti sul ponte Elio, affollato di pellegrini al punto da doversi rendere necessario separare due corsie per favorire il flusso dei Romei.
Nella storia dei giubilei un posto di rilievo spetta a quelle persone che con coraggio intraprendevano il pellegrinaggio sostenuti da una spiritualità viva e feconda. Quella spiritualità del pellegrino che è stata vissuta con intensità straordinaria da Dante Alighieri all’epoca del primo Giubileo: i motivi di fede, affermati con grande forza e con una energia che attrae ogni animo in ricerca, ci indicano il percorso umano da compiere.
Il percorso umano da compiere, il pellegrinaggio verso un luogo santo è immagine del cammino che il cristiano percorre sulla terra: un viaggio che porta chi ha il coraggio di iniziarlo dal peccato al perdono, dalla perdizione alla salvezza, dalla cecità alla contemplazione. Un cammino capace di pace, serenità. Un cammino capace di intima e immensa gioia. Appunto, giubilo.
Il viaggio di Dante nei tre regni dell’aldilà è dunque il nostro viaggio. Ed è un viaggio che possiamo comprendere come viaggio giubilare.
Parte dallo smarrimento delle nostre vite. Vite ferite e addolorate; vite in cerca di balsamo capace di far filtrare un raggio di eternità nell’animo. Vite portatrici di peso a volte insopportabile o vite spezzate. Il dramma esistenziale della selva oscura.
Cominciamo da qui il nostro cammino con un compagno di viaggio eccezionale: Dante si unisce a noi lì dove siamo, dove la nostra selva oscura ci impedisce di vedere la luce, ci blocca nel portare speranza per noi e per chi ci sta vicino.
Iniziamo a camminare con lui alla ricerca della luce della speranza.
Scopriremo che il momento di buio assoluto è anche il momento che precede l’alba, il momento in cui si schiude la possibilità di luce.
Questo è quello che possiamo augurare a ogni uomo e a ogni donna che percorrono i sentieri della nostra vita.
Che il Giubileo 2025 possa contraddistinguere i sentieri delle nostre vite con il passo della speranza che non delude mai: l’Amore di Dio fatto uomo.
Andrea Brambilla