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La voglia di vivere – un racconto di Benedetta Bindi

Diventare come i bambini” (Mt 18,4)

Erano giorni che rimanevo a casa, ai miei avevo detto che non mi sentivo bene a causa del solito virus intestinale che girava in classe. Loro in quel periodo tra il lavoro, e doversi occupare della nonna con il femore rotto, non mi  facevano  molte domande. Mia madre la mattina salutandomi mi diceva solo: “riposa e quando puoi studia, passerà, prenditi i probiotici e se hai dolori la tachipirina”. Ero molto felice di oziare in solitudine e di piangere. Uscivo solo per andare al supermercato, affogavo così i miei dispiaceri in barrette di cioccolato, delle quali nascondevo accuratamente la carta nello zaino. 

Credo che la vita a volte ci faccia cadere in basso, strisciare, per poi assaporare veramente la gioia di un incontro che ti cambia la pelle. 

Appena ho saputo che Beatrice e Marco si erano messi insieme,  mi è parso di esserne privo.  

Lei era la ragazza della quale ero innamorato da tre anni, e che frequentavo da qualche mese, lui uno tra i miei migliori amici. 

A chi non l’ha mai provato, non posso descrivere come ci si sente a perdere in contemporanea due persone grazie alle quali al mattino il sole mi pareva più bello, il cornetto più gustoso, e il tre in latino più sopportabile. 

Per questo mi era presa una depressione tale da non avere più voglia di andare a scuola, tremavo alla sola idea di vederli entrambi, perché per mia disgrazia frequentavamo tutti lo stesso liceo, anche se in sezioni diverse. Era di sabato quando ho deciso di lasciare il mio letto e provare a sentire com’era riaffacciarsi alla vita. Lorenzo mi aveva invitato in campagna,  e io avevo risposto non ne avevo voglia.

Un amico è come avere una seconda vita.

Quel sabato mi è venuto a prendere a casa, mi ha obbligato a vestirmi, e mi ha convinto ad andare con lui prendendomi: ”per la gola”. Mi ha portato in una meravigliosa pasticceria di Viterbo,  dove fanno tra i migliori pasticcini del Lazio, e dopo averne ingurgitati sei o sette,  ho anche  sorriso. Lollo ha  una famiglia numerosa a differenza della  mia,  sono quattro fratelli, due genitori, un nonno, e due cani bassotti. 

Noi siamo tre, e non abbiamo nemmeno un pesce rosso.  

Lorenzo è il  piccolo della famiglia, è vivace e simpatico come pochi, abbiamo fatto elementari e le medie insieme. Siamo quasi  fratelli. Nella sua casa regna sempre tanta confusione, qualcuno che urla c’è sempre, nella mia il silenzio. Lollo a volte viene a studiare da me, perchè dice che  a casa sua non sta tranquillo nemmeno al gabinetto. Lui con le sue battute fa tornare il sorriso anche alle statue, ma con le parole serie non è abile come suo cugino Edoardo.

Quel giorno in campagna c’era anche lui. All’epoca aveva  ventisette anni, da un anno  insegnava Filosofia all’Università di Parigi. Vero genio. Siamo andati insieme a fare una passeggiata,  non ho idea se l’avessero organizzata apposta perchè sapevano che Edo  ha un vero  dono per confortare le persone. Infatti ho letto che in America non si va più dallo psicologo, ma è di gran moda il filosofo. Adesso capisco perché : loro con le parole ci sanno fare, te le mettono addosso come  fossero aghi sulla pelle, così le hai tatuate  e non le dimentichi più.  Fatto sta che in cima ad una collina ad osservare lo spettacolo della natura, lui mi ha letteralmente: “illuminato”.

 Ricordo  esattamente cosa mi ha detto, anche se ne è passato di tempo: “ehi Ale ti vedo parecchio giù, Lorenzo mi ha spiegato perché hai quella faccia. Due delusioni al prezzo di una! “  Io ho sorriso e gettato lontano un sassolino, poi lui mi ha messo il braccio intorno alle spalle e guardandomi serio mi ha detto: “Passerà, le delusioni bisogna  farsele scivolare come fossero olio per il corpo,  altrimenti sono zavorre che ti impediscono di muoverti ! Sai a Parigi mi sono  fidanzato con  Marlene, è una maestra delle medie, donna fantastica, ha sette nipoti! Gli ho osservati molto, ci gioco spesso e  imparo tanto. Sì entusiasmo per tutto, si caricano di energia da ogni cosa che scoprono, quella che noi nel tempo perdiamo perché  dimentichiamo della  bellezza della vita, e ci rimane più facile affogare  nei suoi tormenti. Non ti faccio un discorso melanconico sul tempo nel quale tu eri un bambino, non voglio dire questo, e pensare all’infanzia come un Eden perduto, no! Ma come meta della vita adulta, sì.  I bimbi hanno fede nel mondo, questo è fondamentale! Questa ragazza che ti piaceva tanto probabilmente non faceva per te, ma ne arriveranno altre. Quell’amico che ti è stato vicino per  un certo periodo, ma che non ha avuto il coraggio di dirti come stavano le cose con lei, è qualcuno che ha fatto parte del tuo cammino e ora non più.  Tieni il bello delle esperienze passate insieme, e perdona la sua codardia. Tu fai  come i bambini che hanno fede nei confronti del miracolo del mondo, e sono aperti alla vita. Hai solo diciassette anni, potrai conoscere tante ragazze, fino a quando troverai quella giusta, quella con la quale deciderai di costruire delle cose insieme,  fare dei figli. Non ti chiudere mai, per nessun motivo alla vita”. 

Poi ricordo che mi ha indicato dei fiori e ha detto: “come fai a stare chiuso in casa quando basta uscire fuori  e vedere una cosa come questa? Fino all’ultimo giorno della tua vita dovrai provare entusiasmo per la bellezza.

”Poi ha preso a correre e mi ha detto di acchiapparlo. Era velocissimo, in passato è stato  un campione regionale di atletica, io l’ho seguito fino a quando le gambe non mi hanno ceduto.  Disteso sull’erba alta ho guardato il cielo limpido, ero molto meno angosciato per ciò che avevo perduto, e sorridevo pensando  a cosa  mi era  possibile fare: vivere! 

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