Abbi pietà di me – un racconto di Benedetta Bindi
Udito che chi passava era Gesù il Nazareno, si mise a gridare e a dire: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!» =(Mt 20:29-34; Lu 18:35-43)
“Abbi pietà di me!”
Questo ho sentito dire ad un uomo, era inginocchiato davanti al crocifisso alle sette e mezza del mattino. Io avevo il compito in classe di greco ed ero preoccupata, come capita di solito in queste occasioni mi sveglio mezz’ora pirma per prendermi del tempo per pregare in chiesa. Avevo in una mano una busta con i vestiti della mia amica Flavia, quelli che aveva dimenticato il giorno prima quando aveva dormito da me, mentre nell’altra il casco, e sulle spalle uno zaino piuttosto voluminoso.
Camminavo come un robot, stando attenta a non sbattere contro qualcosa, perché la “Chiesetta”, come la chiamo io, è molto piccola. Per me è fantastica, primo perché ci sono cresciuta, secondo perché è l’unica che trovi sempre aperta.
Don Filippo su questo è il numero uno, dalle sette del mattino, fino alle venti di sera, da larga possibilità a tutti di entrare almeno alcuni minuti per pregare. Come dice lui : “ogni momento è quello buono, non trovate scuse da me le porte sono sempre aperte ”
Io quella mattina ho sentito la frase: “abbi pietà di me” ripeterla tre, quattro volte a voce abbastanza alta e mi sono stupita. Lo diceva un signore vestito in modo elegante, inginocchiato con le braccia alzate e le mani chiuse in preghiera. Mi è parso disperato. Io avanzavo lenta verso la statua di Santa Rita, volevo accendere la mia solita candela, quando lui prima che infilassi la moneta nelle offerte ha detto:“Chiedo misericordia per la mia vita!”
Sicuramente non mi ha visto perché ero alle sue spalle, così ho tossito per farmi notare, lui si è girato e poi si è avviato a testa bassa verso l’uscita, parecchio imbarazzato.
Dentro di me ho pensato:“ Questo tizio non fa richieste da poco!”, poi ho visto spuntare Don Filippo ed andare a raggiungere l’uomo.
Pensavo lo rimproverasse, visto che aveva alzato la voce, invece gli ha detto:”Bravo invoca la Misericordia di Dio, lui puó darci tutto!” e gli ha dato una pacca sulla spalla. Il Signore gli ha stretto la mano ed è andato via. Don Filippo mi ha guardato e mi ha fatto un sorriso. Ci conosciamo da quando sono piccola. Mio padre ha sempre viaggiato il mondo per lavoro, e spesso mia madre lo seguiva lasciandomi con la nonna e la tata. Ho trascorso pomeriggi interi alla parrocchia, per me è stata una seconda casa. Vedendomi mi ha domandato:“Oggi compito in classe Caterina?” io ho annuito. Poi gli ho subito esposto i miei dubbi, ossia se non era esagerato, fare richieste insistenti al Signore, come aveva fatto quel tipo. Lui mi ha risposto: “Ragazza mia, quell’uomo ha avuto una vita difficile, è giusto che chieda aiuto, nel Vangelo secondo Marco ti ricorderai quando un cieco che sedeva lungo la strada a mendicare, cominciò a gridare e Gesù, abbi pietà di me!»?
Io ho risposto che lo ricordavo, ma era diverso perché lui era cieco e il tipo no. Allora il parroco mi ha detto :“Figlia mia tu non puoi giudicare il dolore degli altri, perché non sempre si manifesta in qualche forma fisica, ma interiore. Nel Vangelo il cieco viene rimproverato perché taccia, ma egli grida ancora più forte abbi pietà di me!»
Ha fatto una pausa poi ha proseguito:”Gesù si ferma e dice di chiamarlo. Il cieco getta via il suo mantello, balza in piedi e va da Gesù. Allora Gesù gli domanda cosa vuole che faccia, e lui gli chiede di vedere ancora”.
Io ho risposto : “mi ricordo Don Filippo e anche che Gesù gli dice di andare perché la sua fede l’ha salvato”.
DonFilippo ha proseguito “Brava! Mi sorprendi sempre! Ecco, chiediamo tutto, come Bartimeo che è un grande maestro di preghiera. Lui ci sia di esempio con la sua fede concreta, come lo è questo signore che oggi si è inginocchiato davanti al crocifisso e anche se a voce troppo alta, ha fatto richieste giuste, coraggiose. E la Madonna, e i Santi ci insegnino a rivolgerci a Dio con tutto il cuore, nella fiducia che Egli ascolta attentamente ogni preghiera”.
Allora io ho detto: “penso che Dio debba pensare a cose più importanti che ai miei piccoli problemi”.
Don Filippo mi ha preso la mano stingendola e mi ha detto : “ Vieni qui in Chiesa prima dei tuoi compi in classe, o anche quando hai cose alle quali tieni? Mi sembra di sì “ Io ho annuito con la testa e lui ha proseguito:”Vuoi che il Signore non sappia che in qualche modo tu stai chiedendogli un aiuto? Non ci sono parole giuste o sbagliate. La sincerità del tuo cuore è ciò che conta di più. Puoi semplicemente parlare come faresti con un amico. Esprimi le tue preoccupazioni, le tue esperienze, le tue speranze. E soprattutto, non dimenticare di ascoltare. Lui vuole sempre ascoltarci, sentirlo vicino è importante, non è la ricompensa il fine, ma aprirgli il cuore. Lui ci risponde sempre ma non con la nostra logica”.
Quel giorno ho preso cinque alla versione di greco, non è proprio andata come speravo, però la professoressa non si è arrabbiata con me mi ha detto che i tre errori che ho fatto non erano gravi, ma di distrazione che al prossimo compito in classe faró meglio. Cosa mi ha sorpreso è che mi ha sorriso, lei che non lo fa mai.
Don Filippo aveva proprio ragione che bisogna chiedere, perché il Signore ci risponde sempre. Io non ho preso un sette, ma ho ricevuto il sorriso della professoressa più arcigna della scuola. Era una cosa che non potevo nemmeno sognare. Ho deciso che inizierò a chiedere quando prego e a rimanere aperta alle meraviglie che il cielo può offrirmi!