Caro muratore ti scrivo
Caro muratore sconosciuto.
Che stamattina hai buttato la malta un po’ sul marciapiede, un po’ in mezzo alla strada, un po’ alla ndo cojo cojo.
Lascia, brav’uomo al lavoro per un pezzo di pane, che ti racconti una storia.
Quella di una mamma qualunque.
Che alle 6.30 di mattina, quando la sveglia canta ormai è tardi di Vasco Rossi, sa già che dovrà correre più del tempo, sennò questo se la mangia.
E tracanna caffè in piedi, attacca a lavare un figlio, veloce che oggi tolgono l’acqua per i lavori, e prende le scarpe da ginnastica all’altro che ha educazione motoria, controlla gli zaini, le borracce, pettina e spazzola.
Ma con la testa sta già al 2045 perciò prepara merende sane che tiene l’ansia dei nitriti che tra vent’anni faranno venire il cancro all’intestino a tutti, e poi scende le scale di corsa, andiamo su, intanto che a mente fa equazioni di secondo grado con le variabili dell’orario di ingresso a scuola e del tempo che si impiega a trovare parcheggio quando in paese ci sta il mercato.
Chiaramente a metà percorso ci si accorge che manca lo zaino, e allora la mamma qualunque torna indietro pregando in sanscrito che non sia la volta buona che le venga un’ulcera peptica di quelle sanguinanti, e le verrebbe da cacciare un urlo forastico poco montessoriano, ma alla radio dicono che la carità è benevola e paziente e non s’adira, perciò lei, la mamma sfasciata di ira funesta e mea culpa, fa un sospiro e sta zitta.
Ripigliato lo zaino di nuovo si corre tutti verso scuola, parcheggiando a novecento metri di distanza perché a questo punto il mercato fa la ola.
Ed è qui che entra in scena la tua pozza di cemento fresco, caro muratore.
Dove il bambino della mamma qualunque entra correndo forte ché si sta già in ritardo di una vita, e ci cade dentro.
E la mamma lo riacchiappa per un braccio, e contempla lo spettacolo.
Guarda il cielo, e dice senti fai un po’ Te.
Ma lei è fortunata.
Stamattina non la aspetta il capoufficio. Solo una montagna di panni da stirare.
Pensa te, caro muratore, come possiamo migliorare la vita agli altri, o peggiorarla.
In fondo, per amare il nostro prossimo basta partire dal proprio dovere.
E farlo. Bene.