Un’altra Maturità
È il 13 dicembre del 2022, Michela torna a casa dopo la giornata dei colloqui a scuola, una tra le tante giornate intense della vita di un’insegnante di liceo.
Ma quella sera Michela ha un malore, e non uno tra tanti. La sua vita su questa terra si spegne. Improvvisamente, e lo sgomento è grande.
Perché Michela era una donna di 55 anni, una moglie, una madre, un’amica e una collega.
Un’insegnante di italiano e latino, in un liceo di Aversa, di quelle brave, anzi luminose. Di quelle innamorate del proprio lavoro, e dunque molto amate.
I suoi ragazzi soffrono la perdita. Non è una questione di programmi, cambiamenti, ripercussioni logistiche. Loro soffrono di cuore la mancanza di Michela, l’insegnante gentile, solare, che faceva il tifo per i suoi ragazzi.
Qualche giorno fa la quinta F, una delle classi che lei ha lasciato un anno e mezzo fa, conclude il percorso di studi. Esami di maturità, the end, saluti, emozione.
Ma non è solo festa, non è solo fischi di vittoria foto e spumante. Non per tutti.
Questi ragazzi non dimenticano, loro tengono dentro un desiderio che è un bisogno di viscere.
Andare al cimitero. Salutare la loro insegnante.
Lo fanno, al termine degli esami, ci vanno. Insieme, pregano attorno alla tomba di Michela.
Questa storia è uno schiaffo ai luoghi comuni, quelli della scuola che non insegna la vita, degli insegnanti stanchi senza un briciolo di passione, dei ragazzi vuoti a perdere vuoti di senso vuoti di tutto.
E niente.
Stasera avevo bisogno di pensare alla capacità grande che hanno i ragazzi di amare chi dà autenticamente la vita per loro.
Avevo bisogno di pensare alla parola educazione, ovvero tirare fuori.
Avevo bisogno di persone come Michela, che vedono il buono negli altri, e sanno tirarlo fuori.
Certi sguardi vedono l’amore che gli altri hanno dentro, e lo portano fuori. Per sempre.