Le Gole del Biedano
Tratto bello ed interessante, raggiunge Blera verso il Ponte del Diavolo, una volta meta soltanto di pochi escursionisti esperti, oggi ben segnalato e certamente sicuro da affrontare.
Il sentiero si snoda entro gole precluse da alte pareti tufacee, frutto delle millenarie erosioni pluviali. Qualche Calatore o Tagliata, consente la risalita sull’alto piano, ma occorre conoscerne bene i passaggi nascosti!
Presente qualche guado del Biedano, talvolta superabile con i soli scarponi da trek, saltando sulle pietre affioranti dalle acque, a volte necessari stivali o buste edili. Qualche piccolo tratto esige particolare attenzione, che distoglie dall’osservare la bellezza d’intorno. Le rare ormai piene devastanti del Torrente hanno modificato il sentiero secondo naturali leggi di idrodinamica accumulando humus e ghiaia ove si conviene, altrove è messo a nudo il banco di tufo, bello, ma umido e scivoloso. Ovunque l’occhio attento noterà l’intervento umano sulle rocce dei tempi passati.
Guarda| Tutto intorno una folta foresta del tipo pluviale segue il cammino, dono di una straordinaria visione, cui la vista non più avvezza se ne abbaglia. La Natura ripaga ampiamente lo scotto delle piccole difficoltà del percorso con recondite immagini suggestive. Ascolta la voce delle fronde dei saggi olmi centenari mosse dal vento, che sporgono con le dita sull’alto del cielo, e ti accompagna lungo il cammino! La folta vegetazione ripariale e di sottobosco fiancheggia tutto il torrente, ove emergono cespi di felci comuni, lingua di cervo, tende di capelvenere abbarbicate sulla roccia, prati di farfaracci con foglie late stese a raccogliere l’acqua che dall’alto trapela.
Ovunque tra gli squarci del verde fanno capolino le alte pareti di tufo, costoni e pinnacoli. Nel lungo percorso si incontrano roccioni venuti giù, che ormai ben si intonano con gli sfondi dei sentieri ed immensi tronchi bianchi di alberi caduti posti di traverso il torrente a guisa di ponte.
Osserva| Ovunque rispecchiano piacevoli rocce di tufo, dal colore che vira dal bianco al grigio scuro, dal rosso cupo al bruno, mentre la luce penetra dall’alto nel canyon e gioca col suo variare di intensità creando effetti speciali sempre diversi. In mezzo a questo mondo irreale, lontano, avverti un senso di smarrimento, una piacevole sensazione di esserti perduto in un luogo incantevole, dove nessuno potrà mai più ritrovarti!
Alcune antiche Mole, ricoperte di muschio appaiono nei tratti scoscesi, cascatelle d’acqua ricolmano le vasche sottostanti e riflettono immagini dal colore verde intenso. Attive fino al novecento, proiettano il pensiero al tardo medioevo, ma sono lì da lungo tempo ove gli etruschi le hanno volute! Il loro austero aspetto di rudere le magnifica e le rende più suggestive. Hanno macinato senza soluzione di continuità per millenni cereali ed olive, e sono ancora lì, memori di un sano tempo passato, testimoni della loro importante funzione nell’evoluzione umana.
Ancora visibile qualche stagno (così detto “canapina”) ove si maceravano arbusti di cannabis sativa. Pochi sanno che qui venivano ricavate le fibre utili al processo tessile per la produzione di cordami e tele di alta qualità, molto ricercati in Etruria, poi risultati utili ed importanti per l’emergente popolo romano nella conquista del suo vasto impero. Questi manufatti realizzati con primordiali telai servivano in particolare per allestire le imbarcazioni a vela delle marinerie del tempo. Noi italiani, per qualità e quantità, eravamo i primi produttori al mondo, finché nel dopoguerra non ci fu imposto di abbandonarne la coltivazione, per questioni di accondiscendenza politica. Ma il veto permise al mondo occidentale, in particolare al mercato anglo-americano, di commercializzare fibre sintetiche con notevoli guadagni.
Gli Etruschi coltivavano ampiamente la canapa per scopi tessili, ma dei suoi semi ne facevano un uso particolare durante i convivi che erano soliti allestire. Gettandoli sui tizzoni ardenti del fuoco, traevano, dai fumi che si sprigionavano, una sorta di benessere, euforia e piacere fisico! Un uso innocente “ante litteram” di sostanze stupefacenti!
Avanti il nostro viaggio va a concludersi presso Blera! Un lungo ponte alto, nel mezzo del cielo che tutto attraversa, elude la immensa forra delle gole del Biedano e prelude l’approssimarsi del nostro luogo di destinazione.
Quell’immenso ponte di acciaio e cemento é il nepote del sottostante petroso Ponte del Diavolo Etrusco (e non Etrusco-romano come i più erroneamente asseriscono, semmai i romani lo hanno utilizzato per invadere l’Etruria e mantenuto in esercizio). Lui è ancora lì con i suoi tremila anni, che porta molto bene! Ma svolge ancora oggi le sue funzioni di traghettatore sul Torrente, anche se soltanto per gli escursionisti che incauti lo transitano, quasi a passare inosservato!
Vanì – Ivano Romiti