Amare, il nostro compito di genitori è amare
Certi giorni ho la ferrea consapevolezza di non averci capito una mappina. Di aver sbagliato tutto lo sbagliabile, di essere un concentrato mirabilmente raro di casini inauditi.
Sono i giorni in cui vedo i nostri figli non fare mezza cosa di quanto chiedo, i giorni che adotto tutte le tecniche educative, dallo stile montessoriano al bastonecarota culminando nella ciabatta con la zeppa.
A loro frega nulla, dico “a” loro “b”, consiglio destra loro vanno a sinistra. E guardandomi allo specchio ripeto bene, benissimo, hai fallito alla grande.
Poi grazie a Dio, in rari momenti onoff si resetta il mondo e accade l’imponderabile.
Tipo che il figlio maggiore abbia momenti spirituali altissimi che io manco ci avevo visto che c’era la cappella a lato strada, o che il figlio l’altro senta il bisogno di aiutare un uomo seduto a terra col cappello ai piedi.
Allora mi do una pacca sul cuzzetto e mi ricordo, impapita!, che non sono Dio.
Non dipende tutto da me, la vita l’inclinazione e il futuro di chi amo non sono nelle mie mani che di onnipotente hanno ben poco (altrimenti pulirei casa schioccando le dita e basta come mago Merlino).
Dio mio quanto sappiamo poco del cuore dell’uomo.
Eppure pretendiamo così spesso di volerlo amministrare.
Amare. Il nostro compito è amare.
Che poi sarebbe a dire dare la vita.
Al resto pensa Dio.
Santo cielo quant’è rilassante la nostra fede.