Al Seminario di Aosta “Il Mirabile Segno del Presepe”
Da 8 anni il Seminario maggiore di Aosta ospita un’esposizione di presepi. L’invito è rivolto a tutte le scuole della Valle. Quest’anno hanno risposto in più di trenta e ci sono presepi di vari materiali, dalla lana all’argilla, e di varie tipologie (anche raccontati in video). Quest’anno, però, ricorrono anche gli 800 anni del “primo” presepe della tradizione, quello allestito da S. Francesco a Greccio, ed è anche l’anno in cui la Valle d’Aosta ha offerto l’olio per la lampada che arde nella basilica di Assisi. Per tutti questi motivi, oltre che per celebrare il Natale alle porte, nella serata del 15 dicembre, presso lo stesso Seminario è stata organizzata una conferenza dall’interessante titolo “Il mirabile segno del presepe – Una luce ha rischiarato le tenebre”, tenuta da suor Gloria Riva, delle Adoratrici perpetue del SS. Sacramento, esperta di storia dell’arte, in particolare sacra.
Nel corso della conferenza suor Gloria ha accompagnato il folto pubblico da una delle prime rappresentazioni della capanna (un bassorilievo, risalente al 1117 sulla facciata dell’abbazia di Nonantola) fino a moderne composizioni sul tema (del frate francescano Sieger Köder, nei primi anni Duemila), spiegando allegorie e segni e svelando – letteralmente – misteri. Il Direttore diocesano della Pastorale della scuola, Omero Brunetti, ha presentato suor Gloria, dicendo ha “sa pronunciare parole di luce” ed è assolutamente vero!
La conferenza si è infatti trasformata in una splendida, entusiasta ed entusiasmante, lezione sul significato del presepio, ma anche sul mistero dell’Incarnazione e della Passione.
Le rappresentazioni della Natività (nello specifico, 7 distribuite su 9 secoli) sono ricche di simboli stupendi. In quella del 1117, ad esempio, ci sono solo l’asino e il bue, che rappresentano i pagani e il popolo di Israele, e il Bimbo è disteso su un sarcofago decorato con foglie di vite, che simboleggiano la Passione e la Morte. L’idea che nel presepio debba essere già presente la Passione è ricorrente, in particolare nelle opere medievali, ma non è presentata come una condanna o, peggio ancora, come una fine.
Escludendo il bassorilievo, in tutte le opere presentate (ad esempio un mirabile El Greco del 1596 o uno straordinario William Blake del 1800) vivono di luce. La luce della Salvezza brilla sulla capanna, a volte rappresentata dalla stella, ma più spesso proprio dal Bimbo. Attorno a quel corpicino gli artisti di ogni epoca, inteneriti e affascinati come noi oggi, hanno dipinto la nostra storia. Attorno alla capanna vediamo, di volta in volta, i patriarchi o i profeti che hanno prefigurato l’arrivo di Cristo, angeli festanti o oranti, pastori, persone comuni o nobili (i committenti): che ne fossero consapevoli o meno, hanno rappresentato il Creato e l’umanità nel loro dispiegarsi.
In quelle immagini la vista del Bimbo e della Madre sono sempre aperte: noi siamo nel pubblico, noi partecipiamo. Noi siamo chiamati ad unirci alla folla sbalordita e intimorita. Come mammiferi siamo programmati per difendere i cuccioli, per innamorarcene: con la sua nascita Cristo ci ha irrimediabilmente legati a lui. È per questo che il presepio ci affascina tanto: in esso vediamo concretizzarsi la Promessa nel modo più dolce, semplice e inaspettato. È per questo che gli artisti hanno rappresentato natività dense di simboli legati alla Passione e alla Risurrezione. Nella nascita di Cristo noi contempliamo la grandezza di un Dio che si fa “pusillo”, come direbbe Dante, che si fa il più piccolo tra i piccoli per iniziare il più grande percorso della Storia; che brilla di luce ultraterrena; che fa innamorare e commuovere; che si dona senza riserve, come ogni neonato; che accetta in tutto e per tutto un destino di sofferenza, pur di salvarci.
Di fronte a tutto questo non possono esserci che “parole di luce”. Anche se siamo come la pecora nera, spesso presente in queste opere, umili e peccatori, imperfetti, Cristo ha iniziato il suo percorso nella Storia per noi, come noi, e allora noi non possiamo fare altro che rinnovare di anno in anno il nostro stupore, affidandoci nuovamente alle mani di Dio come suo Figlio neonato si è affidato, indifeso, alle nostre.
Buon Natale!
Maria Sole Bionaz