Spesona con pancia
Fare la spesa settimanale, per sei persone, al settimo mese di gravidanza non è proprio una passeggiata di salute….
Parti con le migliori intenzioni: non mi posso caricare troppo, l’acqua la prende mio marito, il latte solo 5-6 litri, la salsa c’è ancora quella presa a chilate da mio suocero… Ma poi vedi le offerte della candeggina delicata, che fai, non la prendi? E pasta, carne, biscotti, frutta ecc. Insomma lo stretto necessario e in mezz’ora il carrello è già stracarico, le ruote cigolano e i surgelati a fine corsa li devi incastrare a tetris nei buchi rimasti, mentre poggi sul manico del carrello il bagnoschiuma low cost.
Ma la parte peggiore inizia dopo, dopo che hai superato il reparto salumi senza farti venire un attacco di panico per la fame, dopo aver superato i polli arrosto che invece ti fanno salire la nausea, dopo aver preso il pacco grande di patatine trattenendo la bava…quando devi fare la fila alle casse e cominciano gli sguardi appanicati della gente normale, con carrelli normali che cerca dapprima di evitare la tua traiettoria, a limite ti supera con non-chalance e se capita dietro di te comincia a lamentarsi x le poche casse aperte.
Mi giro, vedo una coppia di anziani con una busta di cose e li invito a passare avanti. Lo fanno senza batter ciglio (e neanche ringraziare e la pancia forse non l’hanno manco notata). Poi mi accorgo che c’è anche un ragazzo sui 25 anni, alto, barbetta, con due cose in mano e gli dico di passare pure lui. Ma lui si è accorto della pancia e si vergogna di passare avanti, dice che non ha fretta. I vecchietti hanno fatto, dico al ragazzo: “Ti do un’ultima chance per evitare di aspettare venti minuti in più”, lui sorride, ha un bel sorriso sincero e capitola.
Mentre passa avanti mi fa: “Certo una bella spesa!”
“Siamo in tanti” e sorrido anch’io.
“E mi pare ci sia qualcun altro in arrivo” continua lui.
“Arriva la quinta!”
Lui mi guarda e fa: “Ma che figata!”
La parola di per sé è una di quelle che odio, che censurerei dall’italiano parlato, ma apprezzo l’intenzione. Mi chiedo se è sincero o se si sente in dovere di dire una cosa carina per ringraziarmi di averlo fatto passare. Ma appena ha finito di pagare, mentre io sto iniziando a riempire il nastro della cassa senza soluzione di continuità, lui si rigira a salutarmi e augurarmi buona giornata.
E questa cosa qui, piccola, che un ragazzo carino e simpatico trovi una figata che ci siano in giro famiglie XL, mi riappacifica col mondo, anche con la cassiera che mi sbatte l’ammorbidente facendolo aprire, con le persone per cui sono un intralcio con la mia spesona e la mia pancia, con tutta la società per cui non sempre una mamma che aspetta un bambino è un bene da proteggere e coccolare.
Fuori pioviggina, già penso a come dovrò caricare e scaricare la spesa, ma poi c’è lui, il bangladino che accorre in mio aiuto e mi carica la spesa in macchina con precisione da ingegnere (chissà se lo è), mi ringrazia per i pochi spicci e io ringrazio lui per avermi aiutata.
C’è ancora umanità perfino nei discount.