Salvami Signore dalle ore tristi – don Zeno di Nomadelfia
30 novembre 1962
Le ore tristi
Camminando sulla tua strada, Signore, ho vissuto una vita piena di entusiasmi e di paure. Ho viaggiato sempre sugli orli dei precipizi, salvato da essi spesse volte e piombato in essi non poche volte, rompendomi le ossa dell’anima e del corpo.
Ne ho passate molte. Sono ancora vivo per miracolo. Tu mi hai tenuto in vita, tu mi hai fatto sopravvivere alle vittime di Nomadelfia, io responsabile tra un dolore schiantante e tra una resistenza sbalorditiva, miracolosa, umana e inumana a vederla sotto una luce o sotto un’altra.
Quante volte mi sono domandato: ma perché non muoio prima io di questi? Tu lo sai e io non lo so. Che io sia utile a Nomadelfia non lo credo. Che tu mi faccia essere utile può essere. Le tue opere te le fai tu, Signore. Io vedo che in certe contingenze fai completamente a tuo modo, e io ti seguo vedendoti in moto, decisissimo, che non ascolti nessuno di tutti coloro che ti invitano a essere prudente. Quando fai così, mi piaci molto e ti ammiro fino alla più profonda riconoscenza. E ti adoro, commosso, e dico che sei il Dio della guerra contro i miei nemici veri: i prudenti dei quali il consiglio è “simbolo vivente”, il re degli imbecilli.
Ma quante ore tristi ho passato, attraversato. Le ore tristi sono state per me ore crudeli nelle quali il vuoto, la tua assenza, la tua violenza passiva mi buttavano nella desolazione.
Le piante, le foglie variopinte anche, l’aria, il sole, la luna, tutto ciò che è vivo in te nelle ore tristi diventa insignificante e ci si domanda che cosa stanno a fare con la loro muta ostentazione dei loro colori, delle loro forme a me inutili al mio dolore, per cui mi provocano la rabbia che le sterminerebbe tutte se fosse possibile. Ma tu non me lo permetti e me le conservi per le ore belle e consapevoli.
Non capisco le ore tristi e nemmeno le desidero. Eppure ne incontro tante, molte, troppe, direi.
Salvami, Signore, dalle ore tristi.
AMEN
Da Nomadelfia