Il frutto del “legno santo”
Il cachi (Diospyros kaki) è albero di origine asiatica coltivato in Europa fin dal XVIII secolo, in un primo momento come ornamento e successivamente anche per la produzione dei saporiti frutti di colore rosso-arancio che maturano nel tardo autunno. In alcune regioni d’Italia la pianta è chiamata “Legno santo”. Tale nome è da mettere in relazione all’ estrema durezza del legno, il Cachi appartiene infatti alla famiglia delle Ebenacee, ma anche all’ etimologia del nome scientifico Diospyros che deriva del greco e significa “frutto degli Dei.
Altre versioni invece lo appellano come ‘legno di Sant’Andrea’ o ‘legno santo’, perché la leggenda vuole che Sant’Andrea fosse stato crocifisso proprio su quest’albero, altri addirittura fanno riferimento al legno usato per la croce utilizzata sul Golgota.
Di colore arancio intenso quando sono maturi i cachi sono frutti gustosissimi con polpa dolcissima, simile ad una morbida crema. Quando sono ancora acerbi, invece, per l’alta quantità di tannino, conservano un sapore agre che “lega” la lingua, si dice infatti che “allappano”. È definito anche Loto del Giappone, Mela d’Oriente e Albero delle sette virtù. La varietà più comune in Italia è il “Loto di Romagna”.
Il kaki è un frutto molto nutriente ed adatto a ridare energia quando siamo stanchi perché contiene molti zuccheri, oltre a potassio e vitamina C. Dunque, meglio andarci piano se hai qualche problema di peso o di assimilazione degli zuccheri. Inoltre, ha proprietà lassative.
Gli alberi di Diospyros kaki sono a foglia caduca, con corteccia grigio-scura e rugosa, chioma folta. Le foglie (vedi foto qui sotto) sono grandi, ovali allargate, glabre e lucenti. Nelle forme allevate per il frutto si riscontrano solo fiori femminili essendo gli stami abortiti, e la fruttificazione avviene per via partenocarpica o in seguito ad impollinazione da parte di alberi della stessa specie provvisti di fiori maschili. È una pianta talmente resistente alle avversità, climi diversi, terreni e parassiti, da non avere bisogno di particolari trattamenti antiparassitari.
I cinesi lo conoscono da più di duemila anni e chiamano la pianta “albero delle sette virtù”, ovvero la longevità, la resistenza ai parassiti, la bellezza delle foglie in autunno, l’ombra che dànno, l’abbondanza di foglie che cadendo concimano il terreno, l’essere ideale per gli uccelli che vogliano costruire un nido, il bel fuoco che scaturisce dal suo legno.