Claudio va in pensione e con lui un pezzo di me
Si chiama Claudio, enologo 63enne di una società cliente di Roma, e mi comunica che a giorni andrà in pensione. Cambio programma e corro a salutarlo in azienda per la nostra ultima chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè e per la correzione con la loro Sambuca.
Negli anni abbiamo si parlato di strumenti Gibertini ma anche di politica, calcio, vita, famiglia, di tutto.
Non abbiamo quasi una idea in comune: veniamo da due mondi opposti però capaci di guardarsi negli occhi e rispettarsi.
Negli anni Claudio è diventato da cliente persona a persona cliente: due minuti, o neanche, a parlare di lavoro e poi via con le idee di ognuno. Negli anni sono passato di qui anche senza appuntamento sapendo che avrei trovato la stessa accoglienza che cercavo. Il tempo di un caffè corretto: moderatamente lungo, profondamente giusto.
Ha compilato una lista di venti “persone” da chiamare per salutarle. Sono tra queste. Corro a prendermi queste gratificazioni che non ricevo altrove in ambito lavorativo. Momenti unici che voglio vivere e raccontare, rari episodi che fanno speciale questo lavoro e bella questa vita.
Da martedi prossimo partirà per la via della Seta poi, quando tornerà, si è già iscritto a un corso di inglese e all’università. Ci siamo promessi di rimanere in contatto ma sarà quel che dovrà essere e con lui se ne va in pensione un pezzo del mio cuoricino commerciale.
Il saluto oggi è stato più breve perchè una cosa in comune l’abbiamo sicuramente: la commozione che sale presto e riscende amara come un caffè per il quale serve, questa volta, doppia correzione.
Buona “pensione” super attiva, Claudio!