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“Essere eccitati” non coincide con “essere felici”

Fare sesso. Usare droghe. Non avere alcune percezione delle implicazioni e delle conseguenze associate a questo genere di comportamenti. Fare cose che hanno risvolti e implicazioni penali gravissime con la leggerezza di chi non contempla che ci sono aspetti della vita interpersonale che possono avvenire solo con la messa in gioco della responsabilità, della piena consapevolezza del proprio agire, della reciprocità condivisa, del consenso esplicito. La vita non è un luna-park.

E nei fatti di cui stanno parlando tutti i media in questi giorni, io immagino quanto caos, disperazione e preoccupazione stiano vivendo tutti, adesso. Sia i genitori che i figli, coinvolti in una vicenda che è più grande di loro, dove tutto è potuto accadere al di fuori di ogni regola e norma. La vittimizzazione sessuale è una cosa seria. E spesso i giovanissimi se ne rendono conto solo dopo, quando un rapporto sessuale consumato – e a volte rubato – dentro allo sballo psicotropo perde tutta la sua carica eccitatoria e disinibitoria perché torna ad essere affermato e reclamato per quello che deve essere: un atto responsabile, consensuale e condiviso.

Se uno solo di questi aggettivi salta, implicazioni e conseguenze possono anche avere risvolti penali. Nel caso di cui tutti i media stanno parlando, la giustizia farà il suo corso e attribuirà colpe e responsabilità, in nome e alla luce della legge. Ma noi adulti non possiamo non farci una domanda: che cosa sta accadendo nella vita di giovanissimi che appena entrati nell’adultità vivono il divertimento solo nella prospettiva dello sballo, della ricerca di eccitazione e sensazioni estreme, spesso alimentate dall’uso di droghe? Quando e come è accaduto che l’equazione: “essere felici” = “essere eccitati” è divenuta il codice intorno al quale persone appena uscite dall’adolescenza costruiscono i loro percorsi di divertimento?

Locali alla moda, droghe alla portata di chiunque, case con camere e letti disponibili per qualsiasi persona tu voglia portarci. Comportamenti che un tempo connotavano la dissolutezza di 40enni con molti soldi e poca direzione, oggi sembrano abitudini consolidate di neoadulti che la vita dovrebbero scoprirla, esplorarla, rispettarla e non consumarla e spenderla nell’esperienza dello sballo “chic”.

C’è molto, intorno a cui riflettere. Moltissimo. Scrivo queste parole senza alcun riferimento alle persone, nella totale consapevolezza che l’attribuzione di responsabilità porterà ad un percorso lungo e dolorosissimo per tutte le parti in causa e per le loro famiglie. Ma credo che siano eventi di questo tipo quelli intorno ai quali dobbiamo rifondare – oggi più che mai – un nuovo pensiero pedagogico.

Essere eccitati non coincide con essere felici. Della ricerca della vera felicità molti nostri figli non hanno proprio capito nulla.

Condividete, leggete e commentate. In famiglia. E non solo.

Alberto Pellai

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